Due di queste tele sono conservate a Monopoli e sono già sufficientemente note agli studiosi, mentre una terza, meno nota, si trova a Conversano
Tra le opere pittoriche a soggetto sacro conservate nella Diocesi di Conversano-Monopoli figurano tre tele ascrivibili ad esponenti della famiglia manduriana dei Bianchi (o Bianco), una vera e propria dinastia locale di pittori, attiva per circa duecento anni, a partire dal capostipite Gaetano Bianchi (1655 – 1731), proveniente da Melpignano e trasferito a Casalnuovo (Manduria), per poi passare ai figli Diego Oronzo Bianchi (1683 – 1767), Giuseppe Domenico Bianchi (1685 - 1773), Matteo Bianchi (1695 – 1777), ai nipoti Pietro Bianchi (1718 - ?), figlio di Diego, Pasquale Bianchi (1733 o 1734 – 1811) figlio di Giuseppe Domenico, e fino a giungere al pronipote, figlio di Pasquale, Giuseppe Bianchi (1777 – 1843), che chiude l’elenco (1-2).
Due di queste tele sono conservate a Monopoli e sono già sufficientemente note agli studiosi, mentre una terza, meno nota, si trova a Conversano.
Inizierò da Monopoli, dalla cui chiesa di S. Angelo proviene la tela riproducente l’Arcangelo S.Michele, attribuita a Diego Oronzo Bianchi.
La tela richiama, immediatamente, quella di S. Michele ubicata nella chiesa dei Domenicani di Manduria o della Madonna del Rosario, nella navata laterale posta a sinistra di chi entra, sulla controfacciata.
I due soggetti sono talmente simili da sembrare, a prima vista, l’uno copia dell’altro.
Nella tela monopolitana si legge, in basso a sinistra, la firma dell’autore Didacus Biancus e la data 1653, certamente ritoccata in maniera errata, dato che in quell’anno il pittore non era ancora nato.
Il dipinto, nell’epoca a cui si riferiscono le immagini, appare male conservato e necessitante di restauro.
La seconda tela si trova sempre a Monopoli, nella Basilica Cattedrale dedicata alla Madonna della Madia, misura cm. 252 x 124, ed è ubicata sulla porta di ingresso della sagrestia.
Essa riproduce “il sarcofago di S.Francesco di Paola” e reca sulla fascia inferiore la dicitura latina “Huic monumento Datum fuit corpus S. Francisci a Paola anno MDVII GIUS.- BIANCHI (o BIANCHI) P.”.
Dall’iscrizione si è fatta derivare l’attribuzione dell’opera a Giuseppe Bianchi, il meno noto figlio di Pasquale, ed ultimo discendente della dinastia.
Si tratterebbe di una riproduzione del ritratto originale del santo morto alla corte del re di Francia nel 1507, eseguito quando giaceva nel sarcofago, prima che il suo corpo fosse bruciato dagli ugonotti.
L’attribuzione però non è del tutto pacifica e qualcuno, in maniera discutibile, interpreta la sigla GIUS. BIACHI come Gioseph Bourdichin (amico del Santo di Paola), che però non era un pittore (3).
Sta di fatto che dell’ultimo discendente della famiglia di pittori manduriani, a parte questa, non si conoscono, al momento, altre opere.
La terza ed ultima tela rappresenta la Madonna ed il Bambino con S.Francesco di Sales e S.Filippo Neri, entrambi genuflessi ai piedi della Vergine ed in atteggiamento di preghiera. Essa dovrebbe essere ubicata nel vescovado di Conversano (4).
Il dipinto, reca la firma DIDACUS e come soggetto potrebbe richiamare, a parere dello scrivente, un’altra tela, conservata nella nostra Chiesa Collegiata (Chiesa Madre), raffigurante la SS. Trinità e la Sacra Famiglia che appaiono ad un santo vescovo, con un prete ed una religiosa.
Il dipinto mandurino, già censito e ritenuto opera di autore ignoto (2), a mio avviso, è riconducibile allo stile dei Bianchi e raffigura proprio uno dei soggetti che compaiono nella tela di Conversano.
Infatti, nell’immagine del “vescovo” che figura nella tela manduriana, assiso in cattedra in basso a destra, è, a mio parere, chiaramente individuabile il santo di origini sabaude Francesco di Sales, vescovo di Ginevra. Chiari sono i tratti somatici che accostano il personaggio riprodotto alla consueta iconografia del santo, ma anche l’abito e le insegne episcopali e il S.Cuore di Gesù (con sopra il monogramma IHS), che compare nella mano sollevata dell’angioletto posto in basso a sinistra, depongono in tale senso.
La figura della suora, invece, più che una committente (cosa da escludere, visto che il capo è circondato da una luce disposta ad aureola), dovrebbe riprodurre S.Francesca Fremiot de Chantal, discepola del santo savoiardo e fondatrice, insieme a lui, dell’Ordine della Visitazione, l’ordine religioso femminile che diffuse in tutta la Chiesa la devozione al S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le rivelazioni che, in futuro, avrebbe ricevuto la suora visitandina S. Margherita Maria Alacocque (5).
La santa è raffigurata nell’atto di ricevere da S.Francesco di Sales la regola, rappresentata dal libro tenuto dall’altro angioletto posto in basso.
L’epifania della SS.Trinità in alto, dovrebbe alludere, invece, al fatto che la vita dell’ordine femminile delle visitandine ebbe inizio il 6 Giugno 1610, giorno in cui si festeggiava la SS. Trinità, con l’ingresso delle prime tre novizie nella casa religiosa di Annency.
La figura maschile del sacerdote potrebbe essere S.Filippo Neri o un altro santo legato al santo vescovo ginevrino, come, ad esempio, S.Vincenzo de’ Paoli, di cui S.Francesco fu anche direttore spirituale.
Alla luce di tali considerazioni, ritengo che l’attribuzione della tela mandurina, se non all’autore del dipinto conversanese (Diego Bianchi), quantomeno alla sua bottega familiare, sia molto probabile
La provenienza dell’opera firmata da Diego Bianchi, come già accennato, è Conversano, città nella quale, come noto, per circa sette anni, dal 1744 al 1751, governò la diocesi nella qualità di suo vescovo, Mons. Filippo del Prete, nativo di Casalnuovo (Manduria).
Non è da escludersi, pertanto, che il dipinto di Diego Bianchi, ubicato (forse non a caso) proprio nel palazzo vescovile della città del barese, possa essere stato commissionato all’artista dallo stesso vescovo conversanese di origini mandurine.
Giuseppe Pio Capogrosso
(1) G.B.Arnò, Manduria e manduriani, Scuola Tipografica Antoniana, Oria 1954.
(2) M.Guastella, Iconografia sacra a manduria, Barbieri editore, Manduria 2002. Il dipinto è a pag.115 immagine A38.
(3) G.Bellifemine, La Basilica della Madonna della Madia, Monopoli, pag.171.
(4) A.Gambacorta, Artisti salentini dei secc. XIV-XVIII in Terra di Bari, Studi Pugliesi in onore di N.Vacca. 1971.
(5) San Francesco di Sales visse ed operò nel Ducato Sabaudo, fondatore e primo Preposito dell’Oratorio di Thonon, “gemma della Savoia”, come lo ricordò Paolo VI.
Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII. Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione. È infine doveroso ricordare come al suo nome si siano ispirate parecchie congregazioni, tra le quali la più celebre è indubbiamente la Famiglia Salesiana fondata da San Giovanni Bosco. Fonte: Mons. Edoardo Aldo Cerrato CO.
Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII. Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione. È infine doveroso ricordare come al suo nome si siano ispirate parecchie congregazioni, tra le quali la più celebre è indubbiamente la Famiglia Salesiana fondata da San Giovanni Bosco. Fonte: Mons. Edoardo Aldo Cerrato CO.
(6) Dal 1986, con decreto della Sacra Congregazione per i Vescovi e nel quadro più ampio della revisione delle circoscrizioni ecclesiastiche in Italia, le due diocesi di Conversano e di Monopoli sono state unite plena unione nella diocesi di Conversano-Monopoli con sede vescovile a Conversano. Il Museo diocesano è invece sito a Monopoli.
(7) Le foto riproducono, rispettivamente, i dipinti conservati a Monopoli, Conversano e Manduria.