È il cuore del piano anti-Xylella approvato ieri dalla giunta regionale, che dopo la conclusione dell’emergenza ha ereditato i poteri in materia. Una decisione che mette la Puglia in aperta conflittualità con l’Unione Europea
L’estirpazione degli ulivi è limitata alle piante infette, e solo a quelle che si trovano fuori dalle zone di contaminazione. Niente più abbattimenti indiscriminati, nemmeno nelle zone cuscinetto: un po’ perché il sequestro penale disposto dalla Procura di Lecce lo impedisce, un po’ perché gli esperti della task force li considerano inutili. È il cuore del piano anti-Xylella approvato ieri dalla giunta regionale, che dopo la conclusione dell’emergenza ha ereditato i poteri in materia: anziché il taglio delle piante, nelle zone a rischio contagio verranno messe in atto misure molto meno invasive, ovvero la pulizia dei terreni e il taglio delle parti verdi. Azioni che, secondo l’Osservatorio fitosanitario della Regione, sono sufficienti a contenere l’avanzata dell’infezione.
Una decisione che mette la Puglia in aperta conflittualità con l’Unione Europea, da dove è invece arrivato il diktat dei tagli. «La Ue - ha spiegato il capo del dipartimento Agricoltura, Gianluca Nardone - ci chiede di applicare integralmente la loro decisione per evitare danni colossali al sistema vivaistico europeo. Ma il sequestro disposto dalla magistratura di Lecce ci ha portati a una decisione di compromesso. Continuiamo a ritenere eccessivi gli abbattimenti nei 100 metri delle zone cuscinetto, così come emerso dalle opinioni degli esperti della nostra task force».
Il piano contiene dunque una serie di misure, quelle obbligatorie (che non possono essere derogate e che dovrebbero essere completate entro il 30 aprile) e quelle facoltative per le quali gli agricoltori potranno attingere dai fondi del nuovo Programma di sviluppo rurale. Nella zona infetta, dove vige il sequestro disposto dai magistrati, la Regione ha imposto l’obbligo di «capitozzare», cioè di potare la testa della pianta. Nelle zone che invece sono state definite «indenni», la scoperta di un ulivo malato ne comporterà l’espianto: le piante che si trovano nel raggio dei 100 metri dovranno invece essere potati per evitare il propagarsi dell’infezione. Tutto questo, hanno spiegato i tecnici della Regione, dovrà avvenire in tempi brevi per tener conto della biologia del vettore di trasmissione del batterio, l’ormai nota «sputacchina», il cui picco è previsto nei prossimi mesi: gli interventi fitosanitari (lavorazioni superficiali del terreno, potatura della parte aerea delle piante) dovranno svolgersi in primavera-estate e in autunno.
«Questa scelta - ha detto ieri il presidente Michele Emiliano - ha voluto accogliere le richieste arrivate dai coltivatori e dalle associazioni impegnate nella tutela degli ulivi. L’obiettivo è proteggere l’ambiente e gli ulivi secolari». Emiliano ha però lanciato un appello alla responsabilità: «Adesso che è cominciata la stagione primaverile - ha detto - è fondamentale che gli agricoltori provvedano immediatamente a mettere in atto le buone pratiche agronomiche indicate dal provvedimento: lo sfalcio delle erbe, le potature e le arature necessarie».