martedì 26 novembre 2024


14/04/2016 16:23:47 - Salento - Attualità

L’accusa: «L'acqua è potabile, ma messa a rischio la salute pubblica»

 
Fino a quando non è intervenuta la Finanza, Acquedotto Pugliese non avrebbe mai effettuato controlli sulla qualità del cloro che utilizza nel processo di potabilizzazione. Ne è convinta la Procura di Bari, che negli scorsi giorni ha nuovamente mandato gli uomini del Nucleo di polizia tributaria del Comando provinciale ad eseguire acquisizioni documentali nei principali impianti di potabilizzazione gestiti da Aqp, gli stessi dove a febbraio erano stati acquisiti campioni di acqua e di ipoclorito di sodio da sottoporre a verifica.
L’inchiesta è nata lo scorso anno dopo la denuncia di un fornitore su alcune gare d’appalto che sarebbero state truccate. Ma come spesso accade le verifiche hanno portato a scoprire un quadro ben più ampio: il cloro acquistato da Aqp attraverso quelle gare è risultato «non idoneo» per la potabilizzazione delle acque, in quanto destinato ad uso industriale. Il motivo è stato spiegato dai consulenti tecnici del pm Claudio Pinto, titolare delle indagini: secondo i professori Giovanni Tiravanti e Luca Lucentini, nei bandi di gara di Aqp non veniva richiesto il rispetto della norma Uni-En 901, ma solo di una scheda tecnica in cui mancava il riferimento ad una classe di composti chimici, i bromati, potenzialmente cancerogeni e dunque pericolosi per la salute umana.
Il punto è proprio questo. Il cloro «industriale» comprato da Aqp è più economico di quello destinato alla potabilizzazione. Acquedotto, sempre secondo i consulenti della Procura, avrebbe dunque dovuto quantomeno analizzarlo prima dell’uso. Una cautela che, pur prevista dai manuali operativi, a quanto pare non veniva seguita. La scorsa settimana i finanzieri sono tornati negli impianti per acquisire, tra l’altro, le tabelle riassuntive delle analisi effettuate negli ultimi due mesi. Ne emergerebbe una differenza rispetto ai documenti prelevati a febbraio, quando gli uomini delle Fiamme gialle hanno verificato che i cromatografi (gli apparecchi per le analisi), quando presenti, erano regolarmente lasciati spenti. Adesso, insomma, Aqp si sarebbe messa in regola, passando tra l’altro a rifornirsi di cloro da una diversa azienda che - pur fornendo sempre cloro industriale - possiede una colonna per l’abbattimento dei bromati.
L’inchiesta condotta dal pm Pinto conta 13 indagati, a vario titolo, per ipotesi che vanno dalla turbativa d’asta alla frode in pubbliche forniture fino ai reati (i più gravi) contro la salute pubblica. Nell’elenco ci sono l’ex amministratore unico di Aqp, Nicola Costantino (da 48 ore gli è subentrato Nicola De Sanctis), due dirigenti e i tecnici preposti agli impianti di potabilizzazione, oltre che l’amministratore della società barese vincitrice delle gare per il cloro ritenute truccate e un chimico dipendente della stessa società.










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