Una festa che ha calamitato anche quest’anno l’interesse e l’attenzione della comunità cristiana, sia nei riti inseriti nel programma dei festeggiamenti religiosi, sia nei tanti eventi che si sono svolti in piazza o lungo le vie centrali del paese
Cavalli parati a festa che trasportano, sui carri in legno dalle grandi ruote della civiltà contadina del secolo scorso, covoni di grano appena mietuto e artigianali altarini con la foto del santo. Una forma di ringraziamento nei confronti di Sant’Antonio, per aver garantito, per un altro anno, il prezioso raccolto. Una festa, quasi un rito, dal grande valore devozionale. Per impetrare la protezione del compatrono, poi, ogni anno non mancava un gesto di carità nei confronti dei più bisognosi: i contadini si recavano presso la propria parrocchia per donare una parte del proprio raccolto, dal quale si ricavava il “pane della carità”.
Protagonista di questo rito della vita popolare era e resta anche il cavallo, un tempo fondamentale aiuto per l’uomo nei duri lavori nelle campagne. Fu questo quadrupede, infatti, il protagonista di un miracolo compiuto da Sant’Antonio: il cosiddetto “miracolo del giumento”.
Si narra che il santo cercava di convertire un eretico di nome Bonvillo. Costui lanciò la sfida ad Antonio: “Io terrò chiuso il mio giumento per tre giorni privandolo del cibo. Passati i tre giorni, lo tirerò fuori e, alla presenza del popolo, gli mostrerò la biada pronta. Tu intanto gli starai di contro con quello che affermi essere il corpo di Cristo. Se l’animale, pur affamato, rifiuterà la biada e adorerà il tuo Dio, io crederò sinceramente alla fede della Chiesa”.
Miracolo che si verificò: la giumenta rifiutò il foraggio e, chinando e abbassando la testa fino ai garretti, si accostò e si inginocchiò davanti al sacramento del corpo di Cristo in segno di adorazione.
Per ricordare questo miracolo, la festa in onore di Sant’Antonio si è arricchita, da ormai diversi anni a questa parte, di un altro rito altrettanto suggestivo e affascinante: la ballata dei cavalli ammaestrati di Angelo Macripò. Cavalli che, davanti a migliaia di spettatori, all’interno del campo di calcio, ballano la pizzica e il flamenco. Rito che quest’anno ha registrato un prestigioso ospite: Mario Luraschi, francese, addestratore dei suoi chevaux magiques, cavalli magici prestati ai film in cui diventano primi attori, chevaux de cinèma.
Una festa che ha calamitato anche quest’anno l’interesse e l’attenzione della comunità cristiana, sia nei riti inseriti nel programma dei festeggiamenti religiosi, sia nei tanti eventi che si sono svolti in piazza o lungo le vie centrali del paese, addobbate con le artistiche luminarie. Le bande e i fuochi pirotecnici hanno infine fatto da cornice a questa meravigliosa festa in onore del Santo più amato al mondo.