martedì 26 novembre 2024


18/08/2016 17:31:38 - Salento - Attualità

 Il proprietario non sa più che fare: il batterio lo sta martoriando

Sta morendo il «Gigante di Alliste», l’ulivo monumentale simbolo del Salento. La sua chioma è ingiallita e quasi senza foglie, l’enorme tronco rinsecchito e inaridito. Ha resistito a più di 1.500 anni di storia, ma non alla Xylella Fastidiosa e al complesso del disseccamento rapido che sta uccidendo migliaia di ulivi salentini.

Inutili tutti i tentativi di curarlo da parte del proprietario dell’uliveto secolare, Enzo Marzano, agricoltore di 61 anni. «È un malato terminale, ho tentato di tutto e non so più a chi rivolgermi», dice. La sua famiglia si occupa del fondo da ben quattro generazioni. Per salvare il «Gigante» sono stati effettuati trattamenti di ogni tipo, dalle buone pratiche agricole ai prodotti biologici classici e quelli di ultima generazione, ma nulla, o quasi, è servito finora a strapparlo al suo triste destino.

A giugno dello scorso anno sono stati effettuati una serie di innesti con gemme della varietà frantoio: su sette, solo uno ha attecchito e proprio la parte innestata al momento risulta la più verde. Altri cinque innesti sono stati effettuati nel maggio scorso, ma senza dare l’esito sperato. Una verità difficile da accettare. «Non sarà mai più lo stesso albero - riflette Marzano - parliamo di un’Ogliarola di più di 1500 anni che ormai non risponde a nessuna terapia. Anzi - rileva - più si sono accaniti con le cure, trattamenti fogliari, endoterapia e via dicendo, più le sue condizioni sono peggiorate rispetto ad altre piante nelle vicinanze dove non sono stati effettuati gli stessi trattamenti».

Esperti svizzeri, francesi e spagnoli hanno tentato di tutto sul Gigante di Alliste. Due anni fa anche il professor Norberto Roveri, noto ai più per esser riuscito a salvare i kiwi del Lazio, ha provato sul monumentale albero salentino i suoi concimi a base di zinco e selenio. Più di recente il batteriologo romano Marco Scortichini ha effettuato un trattamento a base di «Dentamet», una miscela di rame e zinco, con l’aggiunta di un altro formulato, ma almeno finora gli esiti sembrano tutt’altro che positivi.

«Sta peggiorando», ripete con un nodo in gola il proprietario dell’uliveto. Eppure i turisti continuano a recarsi sul posto per fotografare il «Gigante». «Pensano che io lo abbia abbandonato - dice amareggiato Marzano - ma non è così: ora che hanno fallito praticamente tutti gli esperti che ho contattato, io davvero non so più a chi rivolgermi. Spero solo di esserci ancora - conclude - quando la scienza troverà la soluzione per debellare questa assurda epidemia che sta distruggendo la nostra ricchezza più grande».

 











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