Finanziata la Talsano-Avetrana con 151 milioni
Il Patto per il Sud porterà alla Puglia una dote da poco più di 2 miliardi di fondi Fsc. Ma il problema, come sempre, è la cassa: tra 2016 e 2017, Palazzo Chigi metterà a disposizione soltanto 380 milioni di euro. È quanto emerge dalle tabelle definitive che la Regione ha concordato con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, in previsione della firma prevista sabato mattina a Bari con il premier Matteo Renzi.
Il «tiraggio» delle risorse è un tema spesso trascurato nella programmazione degli investimenti. Il Patto unisce i 2 miliardi di ex Fas a 3,4 miliardi di risorse provenienti dalla programmazione europea 2014-2020 (fondi propri della Regione) per finanziare 45 interventi strategici, fissando un obiettivo da raggiungere entro il 2017: si tratta, nella maggioranza dei casi, di completare le progettazioni o di avviare le gare di appalto. La dotazione finanziaria totale, pari a 5,4 miliardi, è dunque modulata su un orizzonte temporale molto lungo. Si spiega così il perché, fino alla fine dell’anno prossimo, dal bilancio dello Stato arriverà materialmente solo il 18% dello stanziamento totale di 2 miliardi sul fondo Fsc.
La giunta Emiliano ha licenziato l’accordo nella serata di martedì, trasmettendo le tabelle a Roma. Il Patto verrà firmato sabato, ma non si sa ancora né dove né a che ora. La Regione chiede di farlo in prima mattinata, nella sede del Consiglio, ma è difficile che questo avvenga. Renzi è atteso a Bari in Fiera del Levante per l’apertura della Campionaria (parteciperà anche all’inaugurazione del nuovo ponte strallato dell’asse Nord-Sud) e potrebbe sfruttare l’occasione per annunciare un assegno da 3,4 miliardi destinato per la Puglia.
Oltre al Patto, sabato Renzi ufficializzerà anche il contenuto della delibera Cipe che a inizio agosto ha effettuato (previo accordo in Conferenza delle Regioni) il riparto dei 9 miliardi residui di fondi ex Fas tra le Regioni del Mezzogiorno. La quota pugliese è pari appunto a 1,4 miliardi di euro, soldi su cui l’assessore ai Lavori pubblici, Gianni Giannini, conta moltissimo. Finanzieranno ulteriori opere, ad esempio il progetto del treno-tram di Manfredonia, la tangenziale Ovest di Lecce, la variante alla tangenziale di Bari (da Mungivacca a Mola), ma anche bonifiche ambientali e altre opere ferroviarie richieste dai ministeri.
Ma il piano tecnico si sposa con quello politico. La scelta delle opere inserite nel Patto, spiega la relazione trasmessa dalla Regione a Roma, «è stata effettuata tenendo conto dei vincoli derivanti dalla esiguità delle risorse finanziarie a disposizione», che ha richiesto tagli pesanti rispetto alla lista su cui aveva già cominciato a lavorare la giunta di Nichi Vendola. L’intervento qualificante è la nuova litoranea interna Taranto-Avetrana da 151 milioni, interamente finanziata da fondi Fsc, ma con una cassa di appena 1,4 milioni per la progettazione esecutiva. È stata preservata l’elettrificazione della rete salentina delle Sud-Est (131 milioni), nonostante i molti dubbi degli esperti. Altri 60 milioni vanno alla messa in sicurezza delle discariche e alla realizzazione degli impianti di compostaggio. Transitano dal Patto anche i finanziamenti integrativi a cultura, turismo e welfare regionale.