La sentenza di divorzio esibita dal suo avvocato era falsa: si tratta di una donna che esercitava illegalmente l’attività
L'uomo, un brindisino, aveva prenotato anche la sala ricevimenti, ma ha scoperto di essere ancora legato alla ex moglie. La falsa professionista era già stata condannata a due anni e mezzo per esercizio abusivo
Una falsa sentenza di divorzio fa saltare il secondo matrimonio. È accaduto a un 42enne brindisino che ha scoperto di essere ancora sposato poche settimane prima di mettere l’anello al dito alla 38enne napoletana di cui si era innamorato e da cui stava per avere un figlio. Fissata già la data, impegnata la sala ricevimenti, acquistato l'abito da sposa e versate diverse caparre, le pubblicazioni stavano per essere affisse al Comune, quando si è scoperto che l'uomo era ancora legato alla prima moglie.
La sentenza di divorzio esibita dal suo avvocato era falsa. Proprio a causa di quel documento è finita nuovamente nei guai Paola Pittini, leccese di 49 anni già condannata a due anni e mezzo di reclusione per esercizio abusivo della professione e falsa attestazione di identità. La donna, che già in passato aveva raggirato alcune persone esercitando illegalmente l'attività legale, è stata citata in giudizio dalla pm Angela Rotondano, che l'accusa di truffa, falso materiale e esercizio abusivo della professione.
Il caso è stato portato all'attenzione della magistratura dall'uomo che aveva scelto la Pittini per portare a compimento la sua causa di divorzio e poter cominciare una nuova vita con la nuova compagna. La falsa avvocatessa - secondo quanto denunciato - avrebbe chiesto un acconto da 1.400 euro per la sua prestazione e avrebbe ripetutamente rassicurato i clienti sul corretto svolgimento dell'iter di separazione e sulla conseguente possibilità di avviare i preparativi per il secondo matrimonio.
La coppia ha quindi scelto la data e poi la sala ricevimenti (lasciando anche un acconto per il pranzo), poi l'abito da sposa, il viaggio di nozze e le bomboniere. A poche settimane dall'evento l'amara scoperta: il divorzio non era stato neppure avviato e quella sentenza del tribunale di Brindisi esibita dalla Pittino non era originale. Falso l'atto così come le firme del giudice e del cancelliere nonché il timbro, hanno denunciato in Procura gli avvocati dell'Adoc di Brindisi a cui la coppia si è rivolta (Marco Masi e Marco Elia). Saranno loro, dal 7 luglio prossimo, a sostenere le ragioni degli aspiranti sposi in tribunale.