Pochi parti naturali soprattutto nei piccoli ospedali salentini
Qualche luce e non poche ombre nella sanità pugliese. Come ogni anno arrivano le classifiche del Programma nazionale esiti, la dettagliatissima analisi nazionale messa a punto dall'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali). Per la Puglia ci sono le solite sorprese negative e qualche dato soddisfacente. Per non rischiare di fare il parto cesareo è meglio andare negli istituti ecclesiastici, per esempio, evitando i piccoli ospedali salentini. Per ottenere rapidamente un intervento per ricomporre una frattura al femore bisogna rivolgersi al Di Venere di Bari o al massimo al Vito Fazzi di Lecce. In tema di bypass aortocoronarico, invece, la clinica Città di Lecce è la migliore in Puglia. Male invece le strutture pugliesi per numero di interventi per tumore al polmone.
I risultati peggiori sono comunque quelli sui parti cesarei. Qui la regione registra percentuali da America Latina in moltissimi ospedali pugliesi, dal 68 per cento di Francavilla Fontana al 63 per cento di Gallipoli. Le strutture baresi San Paolo e Di Venere vanno dal 37 al 40 per cento. Quasi tutti gli ospedali sono sopra il 30 per cento. Gli Ospedali Riuniti di Foggia viaggiano attorno al 26. Gli ecclesiastici Miulli e Panìco e il Di Miccoli tra il 24 e il 20 per cento. Percentuali basse ma non abbastanza, se si considera che l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) definisce nel 15 per cento il limite massimo di cesarei sul totale dei parti.
Una sorpresa positiva riguarda gli interventi per fratture di femore effettuati entro due giorni. Nelle analisi scientifiche di questo tipo, la rapidità nell'effettuare interventi simili è un indice fondamentale di qualità del sistema sanitario. Qualità che il programma riconosce all'ospedale Di Venere, dove il 90 per cento di interventi di questo tipo avviene entro due giorni. L'ospedale barese raggiunge così la quinta posizione in Italia in questa classifica settoriale. Si distinguono anche l'ospedale di Castellaneta (78 per cento), il Vito Fazzi di Lecce (72 per cento) e lo stesso Policlinico di Bari (68). Molto male il Dimiccoli di Barletta (soltanto l'8 per cento degli interventi effettuati entro 48 ore) e i Riuniti di Foggia (14 per cento). Verso il fondo classifica anche gli ecclesiastici come San Giovanni Rotondo e Miulli di Acquaviva (21 per cento).
ndicativo per la qualità del sistema sanitario è anche il dato relativo alla mortalità a 30 giorni da intervento per bypass aortocoronarico. Anche in questo caso c'è una sorpresa positiva: è il caso della clinica Città di Lecce, che con mortalità allo 0,74 per cento degli interventi si classifica all'ottavo posto in Italia, poco distante da giganti come il San Raffaele di Milano, primo con lo 0 per cento di mortalità. Positiva anche la prestazione del Policlinico di Bari (1,39 per cento). A dimostrare che però in questo campo sono le cliniche private ad avere i migliori numeri ci sono le performance di Santa Maria e Anthea a Bari (2,04 e 2,08) e di Villa Verde a Taranto (2,09), tutte sotto la media italiana che registra una mortalità del 2,36 per cento. Più giù Mater Dei (4,97) e Vito Fazzi di Lecce (5,60).
Altro tema importante è quello dei volumi di attività. Chi lavora di più, lavora meglio. Una regola che vale per tutte le specialità.
Nel caso del tumore al polmone si stima che se tutti i pazienti fossero operati dove si effettuano almeno 150 interventi all'anno ci sarebbero 184 morti all'anno entro un mese dall'intervento. Ma in Puglia ce la fa soltanto il San Paolo di Bari (164 interventi). Sotto la media tutti gli altri: Vito Fazzi (137), Riuniti di Foggia (92), San Giovanni Rotondo (53), Policlinico di Bari (72), Mater Dei (66), Tricase (8). Sorprende negativamente l'Oncologico di Bari con un intervento.