E i focolai negli ulivi avanzano frenetici: già mappati 230 nel Brindisino
La sputacchina, il vettore della Xylella Fastidiosa , la batteriosi che fa strage di ulivi pugliesi, si rifugia nei campi di grano. Un cambio geniale di «strategia»: l’insetto non può essere sterminato con gli insetticidi che renderebbero non più commestibile il cereale. Né è ipotizzabile un anticipo della mietitura.
È l’ennesimo allarme per una regione che vive una delle fasi più critiche sul piano agricolo e ambientale.
L’avanzata del batterio verso il Nord della regione genera preoccupazioni tutt’altro che trascurabili: come è noto, il Foggiano è l’area in cui viene coltivato quasi tutto il grano pugliese e gli uliveti del Nord Barese e di una parte della Bat si fondono con queste sterminate estensioni cerealicole. Ciò significa che, se la sputacchina si rifugiasse fra le spighe daune, diventerebbe molto difficile sconfiggerla prima che aggredisca gli ulivi della zona.
Intanto, l’imminente via libera al reimpianto nelle zone colpite dalla patologia, suscita un entusiasmo forse fuori luogo poiché le varietà Leccino e Favolosa non sono affatto resistenti al batterio, ma soltanto più resistenti rispetto alle altre. Problemi, inoltre - fanno notare gli agronomi - potrebbero sorgere sul piano della capacità di queste varietà ad ambientarsi in determinate zone.
«L’invito che rivolgo alla Regione - dice Dario Stefàno, capogruppo in commissione Agricoltura del Senato e già assessore pugliese alle Risorse agroalimentari - è quello di congelare subito la sottomisura 5.2 del Psr (programma di sviluppo rurale, ndr), in attesa della decisione formale da parte dell’Ue del prossimo 20 giugno, per poi utilizzare quelle stesse risorse per agevolare e sostenere le aziende agricole nelle operazioni di reimpianto delle specie Leccino e Favolosa».
«L’apertura al reimpianto - continua il senatore - è una buonissima notizia e possiamo dirci fiduciosi: tutti gli elementi lasciano intendere che, fra circa un mese, arriverà ufficialmente il via libera. Perché, allora, non utilizziamo le somme della 5.2, magari aumentandone la dotazione finanziaria, per sostenere l’impianto delle specie tolleranti che saranno autorizzate dagli esperti Ue? L'obiettivo comune è salvare l’olivicoltura salentina e pugliese e possiamo farlo scommettendo, da subito e in concreto, su varietà resistenti al batterio. La Regione - conclude Stefàno - ha il dovere di dare risposte al territorio e centrare gli obiettivi, ottimizzando al meglio le risorse pubbliche».
Intanto, i focolai vengono scoperti a ritmi frenetici: l’individuzione (anticipata dalla Gazzetta) di 230 campioni positivi alla batteriosi fra Oria e Francavilla Fontana, nel Brindisino, con interessamento di alcune aree del Tarantino, non fa che rendere ancora più pesante l’atmosfera negli ambienti olivicoli e oleari regionali. E questo accade proprio dopo che la scienza ha provato in modo indiscutibile e incontrovertibile (un mesetto fa una seduta del consiglio regionale è stata dedicata proprio a questa emergenza) che il disseccamento degli ulivi (Codiro) è causato dalla Xylella.
Gli olivicoltori nel Nord Barese si sentono sempre più impotenti e puntano l’indice contro quei «colleghi» salentini che si rifiutano di sradicare gli alberi ammalati. «Se, quando esplose la batteriosi, avessero sacrificato qualche pianta, avrebbero salvato la Puglia dell’olio», afferma con amarezza un olivicoltore di Ruvo, nel Barese.