Un’analisi sulle ragioni della sconfitta degli schieramenti guidati da Mario Pichierri e da Lillo Rubino
Le larghe intese non funzionano
E’ uno dei responsi più chiari emersi dalle urne elettorali delle Comunali di Sava. L’intesa fra Pd e Forza Italia, cementata per cercare di battere il sindaco uscente Dario Iaia, è fallita. A decretarlo sono i numeri. Nel 2012 le due coalizioni, quella di centrosinistra e quella di centrodestra (divise al primo turno: candidarono infatti rispettivamente Giuseppe Bellocchi e Arturo De Cataldo), ottennero complessivamente 3.958 voti. Quest’anno, unite in un unico blocco, non solo non sono cresciute, ma hanno addirittura perso 238 voti.
A far pendere dalla parte di Iaia l’ago della bilancia sono stati anche i voti, un bel pacchetto, che cinque anni fa ottenne lo schieramento guidato da Ivano Decataldo. Il candidato a sindaco rappresentò un ottimo valore aggiunto per la coalizione: riuscì a guadagnare ben 664 voti in più di quelli (1.916) ottenute dalle quattro liste che lo supportavano al primo turno.
Ebbene, nonostante una di quelle quattro liste (Sava in Movimento) era presente anche domenica scorsa, il “terzo polo” non ha sfondato: si è fermato a 483 voti, lontanissimo dal dato di Ivano Decataldo di cinque anni fa. Ha perso, infatti, ben 1.433 voti.
L’elettorato che sostenne Ivano Decataldo cinque anni fa era sostanzialmente di sinistra. Lo stesso Ivano Decataldo aveva avuto una lunga esperienza nel Pd. Nonostante ciò, forse proprio per l’alleanza ibrida con Forza Italia, quell’elettorato si è spostato, in blocco, verso la coalizione guidata da Dario Iaia. Spostamento che è risultato determinante ai fini della contesa al primo turno. Iaia, infatti, ha riportato ben 2.249 voti in più rispetto a cinque anni fa, “fagocitando”, pertanto, quelli persi dal “terzo polo”, i 238 voti persi dallo schieramento ibrido Pd-Forza Italia e ottenendo quasi 500 voti personali in più rispetto a quelli sommati dalle proprie liste.
Un vero e proprio trionfo, insomma, per Dario Iaia e una vera lezione per quei partiti che avevano dato vita ad una coalizione non omogenea dal punto di vista politico. Partiti, questi, che avranno da riflettere per i prossimi cinque anni, tempo che riteniamo sia sufficiente per dar vita a schieramenti più credibili, che dovranno poi confrontarsi con quello che sarà l’erede di Iaia, che dovrà obbligatoriamente passare il testimone.
Com’era poi facilmente prevedibile, infine, moltissimi candidati, reclutati solo per fare … numero, hanno chiuso la contesa con zero voti: uno di questi candidati era presente nelle liste della coalizione che ha vinto (Libertà e Partecipazione), due in quelle che sostenevano Mario Pichierri (Insieme con Pichierri e Centro Popolare) e ben 12 in quelle della coalizione guidata da Lillo Rubino.