Sono tutti della zona Sub-sahariana. In 15 hanno anche ustioni di secondo e terzo grado sul corpo: alcuni di loro sono stati ricoverati nel reparto Grandi ustionati dell’ospedale Perrino di Brindisi e ora bisognerà capire le origini di quelle ustioni
Con l’Europa che prende tempo sull'ultimatum dell’Italia, dal Mediterraneo centrale arriva il racconto dell’ennesima tragedia. Lo portano a terra alcuni dei 402 migranti che, alla spicciolata e sotto il sole cocente, sono sbarcati ieri mattina a Brindisi dal cacciatorpediniere della Royal Navy Echo: almeno 60 di loro sarebbero dispersi dopo che il gommone su cui viaggiavano è affondato di fronte alle coste libiche.
Le loro testimonianze sono state raccolte dai volontari dell’ Oim, l’organizzazione internazionale delle migrazioni. La tragedia si sarebbe verificata lunedì scorso, il giorno in cui davanti alle coste libiche sono state salvate circa cinquemila persone. I migranti hanno raccontato di esser partiti in circa 140 da Sabratha, lunedì mattina attorno alle 7.30. Dopo cinque, sei ore di navigazione, il gommone su cui si trovavano avrebbe iniziato ad affondare. Molti migranti, tra cui alcune donne, sono affogati subito mentre altri sono riusciti a rimanere aggrappati ai resti del gommone e poco dopo sono stati salvati da un’unità navale sopraggiunta nella zona del naufragio.
I migranti, ancora sotto choc, hanno raccontato di non poter dire che tipo di nave li avesse soccorsi e di quale nazionalità fosse: ai volontari dell’Oim hanno detto di ricordare solo un’imbarcazione bianca, con personale che parlava tedesco. Successivamente i sopravvissuti, circa 80 persone, sono stati trasferiti sul cacciatorpediniere inglese che ieri li ha sbarcati nel porto di Brindisi. Il gommone, sempre il racconto dei migranti, era carico di persone di origine sub sahariana, tra cui diverse donne.
A Brindisi i racconti sono stati acquisiti anche dai poliziotti dell’ufficio immigrazione della questura che, come di consueto, stanno procedendo con le identificazioni. Nei capannoni ex Montecatini che si affacciano sul porto interno sono state prestate loro le prime cure. In tutto gli stranieri accolti nel porto di Brindisi sono 402: 327 maschi, 69 donne di cui 5 in stato di gravidanza e 6 minorenni. Sono tutti della zona Sub-sahariana. In 15 hanno anche ustioni di secondo e terzo grado sul corpo: alcuni di loro sono stati ricoverati nel reparto Grandi ustionati dell’ospedale Perrino di Brindisi e ora bisognerà capire le origini di quelle ustioni. Una volta terminate le operazioni di identificazione, 100 persone resteranno in Puglia, mentre la restante parte sarà smistata in strutture di accoglienza che si trovano in altre regioni d’Italia: andranno in Veneto, Campania, Lazio e Calabria.
Intanto sembra rallentare l’esodo dalla Libia. Nella giornata di ieri la centrale operativa della Guardia Costiera ha coordinato il soccorso di 280 persone, che erano a bordo di due barconi e che sono state trasferite su nave Diciotti della Guardia Costiera e sulle navi delle Ong Moas e Sea Eye. I circa 900 migranti soccorsi nelle giornate di mercoledì e giovedì, invece, si trovano ora a bordo dell’unità inglese Protector, inserita nel dispositivo Eunavformed, e della nave svedese Kbc002, inserita in Frontex. La prima, con a bordo 220 persone, sta facendo rotta per Augusta; la seconda, con 650 migranti a bordo, approderà invece a Catania.