A giudizio anche un secondo docente, in quanto “aveva l’obbligo giuridico di impedire l’evento, in quanto docente del minore”
Ha dell’incredibile la vicenda portata alla luce da un’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Pierpaolo Montinaro, che nei giorni scorsi ha fatto notificare a due docenti di un istituto tecnico di Francavilla Fontana l’avviso di conclusione delle indagini preliminari condotte dei loro confronti. Ad uno dei due docenti indagati il magistrato inquirente contesta il reato di lesioni personali. Nell’ambito della stessa inchiesta è indagato un secondo docente, in servizio nella stessa scuola. Il «secondo» prof è finito nell’indagine in quanto “aveva l’obbligo giuridico di impedire l’evento (che il suo collega picchiasse l’alunno –ndr), in quanto docente del minore, ma non interveniva consentendo” al docente di educazione fisica di “agire indisturbato”.
Il fatto è avvenuto l’11 novembre scorso. A conclusione delle indagini preliminari, tirate le somme dell’inchiesta, il pm ha fatto notificare il relativo avviso ai due indagati. I due docenti, così come previsto dal Codice di rito, hanno venti giorni di tempo dalla notifica dell’avviso per presentare memorie, produrre documentazioni e chiedere di essere interrogati dal pm titolare dell’indagine. A seguire il pubblico ministero deciderà se formalizzare a loro carico la richiesta di rinvio a giudizio.
L’accusa: il prof di educazione fisica è accusato di aver cagionato ad un alunno della scuola dove insegna “lesioni consistite in trauma contusivo della piramide nasale, giudicato guaribile in giorni 22. In particolare – si legge nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari – il docente colpiva lo studente con pugni, dopo averlo bloccato per le gambe”.
L’indagine è partita dopo la denuncia dei genitori del ragazzo. Trattandosi di una vicenda particolarmente delicata, il pm ha disposto nel corso delle indagini preliminari una perizia finalizzata ad accertare che lo studente avesse effettivamente raccontato la verità. L’esperto nominato dal magistrato inquirente – all’audizione del ragazzo era presente anche uno psicologo, così come è previsto dalla legge in questi particolari frangenti – è arrivato alla conclusione che l’alunno, che l’anno scorso frequentava la prima classe dell’istituto tecnico, era credibile. Lo studente, dal canto suo, ha ammesso di aver “provocato” il docente, che di fronte al suo comportamento di aperta sfida ha avuto una reazione che – di certo – non sarebbe stata mai e poi mai condivisa da Maria Montessori.