Negli invasi mancano 220 milioni di metri cubi
Due mesi di sostanziale siccità hanno aggravato la situazione delle fonti idriche a servizio della Puglia. Perché se a giugno le quantità di acqua contenute negli invasi erano paragonabili a quelle del 2016, a inizio settembre la disponibilità è di quasi 220 milioni di metri cubi in meno: se non ci saranno interventi immediati, si rischia di non poter garantire la regolare erogazione durante il prossimo inverno.
È il dato più importante emesso ieri durante il convegno «L’emergenza idrica tra cambiamenti climatici, fabbisogni irrigui emergenti e innovazione delle infrastrutture»: nonostante i 60 milioni di metri cubi già risparmiati nel corso del 2016 attraverso le campagne di regolazione dei flussi e gli interventi sulla grande adduzione, e nonostante l’entrata in esercizio del potabilizzatore di Conza, il sistema resta ancora molto fragile. Anche perché la Puglia dipende quasi interamente da Basilicata e Campania, dove la situazione non è certo più rosea.
«È urgente allertare le istituzioni sulla necessità di intervenire sulle infrastrutture - ha detto ieri il presidente del Consiglio regionale, Mario Loizzo -: manutenere le reti idriche e gli invasi, ridurre le perdite. È poi necessario il riuso delle acque reflue per usi agricoli, in una regione dove l’agricoltura assorbe il 60% dell’acqua». Ma a questo proposito, nonostante i nove impianti di affidamento realizzati, a fronte di un milione di metri cubi di acqua prodotta ne sono stati utilizzati circa il 20%: il resto è stata dispersa. «Dobbiamo spingere sul riuso anche per gli usi civili - ha detto l’assessore regionale ai Lavori pubblici, Annamaria Curcuruto -: abbiamo già avviato una serie di sperimentazioni, e stiamo anche pensando alla de-salinizzazione».
Ma intanto c’è da fare i conti con la situazione critica. L’acqua presente negli invasi, circa 257 milioni di metri cubi, deve bastare per tutto l’inverno. E secondo le simulazioni fornite dal presidente di Aqp, Nicola De Sanctis, in assenza di piogge a fine anno la riserva idrica si assottiglierà a 114 milioni di metri cubi, non tutti utilizzabili. In 10 anni l’ottimizzazione delle reti ha consentito ad Acquedotto di garantire il servizio con 520 milioni di metri cubi l’anno, ma l’acqua ancora disponibile deve servire anche all’agricoltura che quest’estate non ha ridotto i prelievi.