Consiliatura che sarà ricordata per i rapporti improntati all’odio, dentro e fuori palazzo di Città
Manduria volta pagina. Confermando il primato dell’ingovernabilità (dall’introduzione legge sull’elezione diretta del sindaco, cinque Amministrazioni su sei non sono riuscite a terminare il mandato), la città attende, ancora una volta, l’arrivo del commissario prefettizio, che guiderà Manduria sino alle elezioni comunque previste nella prossima primavera, ovvero alla scadenza del quinquennio che si aprì con l’elezione a sindaco di Roberto Massafra.
Sarà una consiliatura che sarà ricordata soprattutto per i tanti travasi di gruppi politici o di singoli consiglieri da una parte all’altra dell’aula: chi dai banchi della minoranza a quelli della maggioranza, chi ha compiuto il tragitto inverso e sinanche chi, con una sorta di biglietto di “andata e ritorno”, ha sperimentato entrambe le “traversate”. Inoltre tutti i partiti o movimenti (tranne Alternativa Popolare, che comunque ha accettato un percorso condiviso, seppure a distanza, nel tentativo di trovare una risoluzione ai problemi della città) sono stati, per periodi differenti, in maggioranza.
Consiliatura che sarà ricordata per i rapporti improntati all’odio, dentro e fuori palazzo di Città. Non battaglie politiche, che, seppur aspre, sono naturali e accettabili, ma l’odio alimentato, in tantissimi casi, dal gusto di andare contro e non di costruire. E l’odio non risolve i problemi, li acutizza, ne crea di altri e porta solo a un malessere sociale ampliato e amplificato dalle tensioni. Una consiliatura in cui ha regnato, insomma, lo spirito della contrapposizione personale e in cui non sono mancate querele e denunce.
Una consiliatura in cui, forse per la primissima volta nella storia della città, vi è stata una presa di coscienza popolare, che ha portato alla costituzione di un movimento denominato “Manduria Noscia”, che, dalla piazza virtuale, ha portato la protesta contro gli amministratori nella piazza reale: una manifestazione alla quale hanno aderito circa duemila persone.
Non possiamo neppure dimenticare come, non più di qualche mese fa, due amministratori (un ex assessore e un ex presidente del Consiglio), siano stati raggiunti da provvedimenti interddittivi nell’ambito dell’inchiesta “Impresa”: uno, l’ex assessore, è ancora in carcere, l’altro, l’ex presidente del Consiglio, è stato per qualche settimana ai domiciliari e, poi, ha riacquistato la piena libertà.
Consiliatura, infine, che si chiude con l’avvio dell’ispezione della commissione che indagherà sull’eventuale presenza di infiltrazioni della criminalità organizzata. Non è la prima volta che accade. Già quando l’Amministrazione era retta dal sindaco Paolo Tommasino gli ispettori passarono al setaccio gli atti amministrativi, con un’attenzione particolare verso il settore degli appalti delle opere pubbliche. Ispezione, quella, che si chiuse con un nulla di fatto.
«Proprio per l’insediamento della commissione ispettiva, avrei voluto restare al mio posto» ha scritto l’ormai ex sindaco Roberto Massafra prima delle dimissioni in blocco dei consiglieri, che hanno determinato lo scioglimento del consesso. «Ritengo l’accesso antimafia disposto dal Prefetto un atto dovuto e sono certo che nessun atto amministrativo da me sottoscritto sia stato in benché minima misura “influenzato” da ingerenze illecite. Proprio per questo, auspico che sia fatta piena luce sull’operato di tutti coloro che, a vario titolo, hanno avuto un ruolo nella pubblica amministrazione, anche prima del mio insediamento. Che la commissione porti a termine celermente il proprio lavoro e, come mi auguro di tutto cuore, dimostri che non vi siano stati tentativi di infiltrazione criminale. Ma se questi tentativi ci fossero stati e, soprattutto, se avessero prodotto un benché minimo effetto, allora sarebbe giusto che coloro che se ne fossero resi responsabili, siano cacciati immediatamente e per sempre con infamia dalla vita pubblica della città
Posso garantire che la mia presenza è stata, in questo senso, una garanzia per la città».