Secondo la Dda di Lecce le scorie sarebbero state trattate illecitamente per risparmiare
Residui di ceneri di carbone stoccati in 37 cementifici sparsi su tutto il territorio nazionale provenienti dalla Centrale Enel di Brindisi. La nuova offensiva della Procura di Lecce nell’inchiesta sullo smaltimento illecito di rifiuti si concretizza con un sequestro probatorio disposto dai sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia Alessio Coccioli e dal collega Lanfranco Marazia. Sono undici gli indagati. Rispondono tutti di gestione di rifiuti non autorizzata e traffico illecito di rifiuti. Il decreto di sequestro è stato notificato ai vari legali rappresentanti della società e ai responsabili dell’Unità di Business di Brindisi che si sono succeduti nelle cariche da giugno del 2010 fino a settembre del 2016. Nel decreto i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Taranto tracciano anche una mappatura di tutti i cementifici che hanno accolto i residui di ceneri nei propri impianti derivanti dall’abbattimento dei fumi di combustione non solo del carbone ma anche grazie alla miscelazione con i residui di altri combustibili.
Tonnellate su tonnellate: quasi 94mila. I sequestri hanno coinvolto tutte e sei le province con sconfinamenti fuori regione: in Basilicata, in Veneto e in Abruzzo: Cerignola, Acquaviva delle Fonti, Tito (in provincia di Potenza), Bari, Bisceglie, Fasano, Francavilla Fontana, Lecce, Manduria, Matera, Ostuni, San Giorgio Jonico, Taranto, Triggiano, Copertino, Galatina, Foggia, Brindisi, Martano, Atessa, in Abruzzo, Matera, Mesagne, Aliano (in provincia di Matera), Barletta, Cerignola, Foggia, Manfredonia, San Giovanni Rotondo, San Severo e Trani.