Don Riccardo Personè ha lanciato un appello pubblico e mercoledì alle 11 celebrerà una messa proprio nell’ospedale leccese
Un mistero ed un appello stanno commovendo i neritini. Il fatto riguarda una povera donna di origine romena, deceduta il 13 dicembre scorso. Da allora la salma è in una cella della camera mortuaria a Lecce e non si riesce a dare a Maria, questo il suo nome, una degna e cristiana sepoltura. Don Riccardo Personè, sacerdote di Nardò, ha lanciato un appello pubblico e mercoledì alle 11 celebrerà una messa proprio nell’ospedale leccese. «ll Milite ignoto è un militare morto in una guerra il cui corpo non è stato identificato e che si ritiene, ragionevolmente, non potrà mai essere accertato. La sua tomba - dice il religioso - è una sepoltura simbolica che rappresenta tutti coloro che sono morti in un conflitto e che non sono mai stati individuati. E’ pensando al milite ignoto, sin dall’inizio di questa triste storia, che ho pensato all’espressione equipollente del “sofferente ignoto».
La cronaca racconta che il 19 marzo del 2015 Maria fu ricoverata presso il reparto di Lungodegenza di Nardò in seguito ad un malore avvenuto in casa e mai del tutto chiarito. E’ vissuta 2 anni e 9 mesi e quando è spirata non c’era nessun familiare accanto a lei. Il sacerdote ha rintracciato il marito ed un figlio, entrambi lontani ed evidentemente non in grado di poter contribuire. Grazie alla collaborazione di tutti gli operatori del distretto neritino, don Riccardo ha deciso di dare sepoltura alla donna ma si è scontrato con le regole. «Mi sono mosso chiedendo aiuto alla città di Nardò ma la legge è legge e i regolamenti sono regolamenti - dice il sacerdote - e non si può fare niente. La burocrazia non conosce la solidarietà». Poi, però, è riuscito ad ottenere tutte le autorizzazioni per procedere alla sepoltura presso il cimitero di Lecce. Che cosa chiede, oggi, il sacerdote? «Preghiere per Maria e per tutti i morti ignoti e poi un contributo per poter onorare le spese del funerale». E, soprattutto, una tunica bianca perché è così che vorrebbe vestirla in onore di tutti quei sofferenti che si sono spenti in solitudine.