Ecco le varie possibilità al vaglio di Michele Emiliano
Il governatore Michele Emiliano giocherà la «partita» della riunione di maggioranza a carte coperte. Tre i nomi sul tavolo delle trattative, sui quali - in realtà - il presidente della Regione non intende negoziare e con i quali vuole puntellare i «buchi» lasciati scoperti nell’esecutivo dagli assessori dimissionari (Giannini ai Trasporti, Caracciolo all’Ambiente e Mazzarano allo Sviluppo economico).
La partita, come noto, non è tanto amministrativa (seppure si tratti di deleghe pesanti) ma politica, con l’intenzione primaria di scompaginare gli assetti del quadro politico cui tutti erano abituati prima delle urne del 4 marzo, ovvero prima della pesante sconfitta del Pd e di tutto il centrosinistra e la vittoria dei Cinque Stelle. Soprattutto, le scelte appaiono funzionali anche alle squadre che scenderanno in campo alle amministrative di giugno, dunque agli appuntamenti più importanti (da Barletta a Brindisi) dove il centrosinistra dovrà provare a non perdere altro terreno.
La probabile scelta di Ruggiero Mennea, consigliere regionale del Pd renziano, appare funzionale anche in questa direzione (compattare, cioé, le diverse anime della sesta provincia sinora divise), mentre lo scettro del partito regionale (sinora gestito da Lacarra, neo-deputato a Roma) dovrebbe passare ad un altro consigliere renziano, Fabiano Amati. Su Pino Romano, invece, la scelta potrebbe ricadere per altre motivazioni: il partito di D’Alema (Art. 1 - Mdp), dopo aver preso la batosta alle urne nazionali sotto il vessillo dei Liberi e Uguali, ha perso pure il suo gruppo consiliare in Puglia, con il ritorno di Vizzino nel gruppo «Emiliano sindaco di Puglia». Un segnale, questo, direttamente mandato da Emiliano ai suoi detrattori, i dalemiani appunto, che ora restano «orfani» del gruppo e rischiano (a cominciare dal capogruppo Abbaterusso) di restare come gli «ultimi giapponesi» a difesa della sinistra che fu (insieme al vendoliano Borraccino, passato all’opposizione). Di qui l’idea di «premiare» non tanto il partito di D’Alema (col quale, proprio nei giorni scorsi, il governatore si è incontrato) ma chi, da quel partito, ha sempre mostrato un atteggiamento collaborativo, Romano appunto. Il terzo tassello, invece, segnerebbe l’apertura al centrodestra con la scelta di Luigi Morgante, l’ex alfaniano di Ap passato a militare nella Civica Popolare della Lorenzin, fiancheggiatrice del Pd. In realtà Morgante, per un periodo dato vicino anche alla Lega, non ha mai rotto i ponti con la destra al punto - dicono - di aver favorito nel suo collegio (Manduria) alle Politiche il candidato al Senato Luigi Vitali, segretario regionale di FI. Rapporti, questi, che per Emiliano rappresentano quell’apertura trasversale (dai grillini alla destra) che vorrebbe applicare a Bari come a Roma. La scelta di Morgante, poi, risarcirebbe la provincia di Taranto, l’unica rimasta esclusa dall’esecutivo dopo l’uscita di Mazzarano. Unico neo: un’inchiesta che ancora pende sulla testa del prescelto per i suoi trascorsi amministrativi a Manduria.