L’intervista al col. Carlo Calcagni: «Dopo 15 anni di sofferenze, i vertici dello Stato Maggiore della Difesa, i miei superiori, hanno deciso di mettersi al mio fianco»
Una vita da protagonista quella di Carlo Calcagni, che finalmente qualcuno ha voluto portare sul grande schermo all’attenzione di molti. Quel qualcuno è il regista Michelangelo Gratton, 53 anni, che ha scelto il cinema Palma di Trevignano (dove vive) come vetrina per l’anteprima nazionale de “Io sono il Colonnello”, il film-documentario che racconta le straordinarie vicende di Calcagni, colpito da contaminazione da metalli pesanti durante una missione di peacekeeping nei Balcani negli anni ’90.
“Il Colonnello” arriva al cinema Palma in uniforme: la tonnellata di farmaci che deve prendere ogni giorno (quotidianamente circa 4 ore di flebo e circa 300 compresse!) non gli impediscono di essere elegante e di sembrare in forma, quasi più giovane dei suoi 50 anni, se non fosse per le cannule che gli entrano nelle narici. Lo accompagnano il regista e l’operatore J. Ferreira che l’hanno seguito tre mesi per le riprese nel Salento, dove abita, e a Caposile, in Veneto, per le riprese con l’elicottero. Lo accoglie Claudia Maciucchi, il sindaco di Trevignano e tra gli ospiti d’onore ufficiali delle Tre Armi, essendo il film realizzato con la collaborazione del Ministero della Difesa.
Ma riepiloghiamo, sia pur per sommi capi, la vita di Calcagni. Militare, paracadutista, pilota elicotterista e istruttore di volo, nel 1996 è in missione a Sarajevo: è lui che si deve occupare dell’evacuazione medico-sanitaria dei feriti dai bombardamenti ed è proprio a causa del servizio prestato che resta contaminato da nanoparticelle di metalli pesanti che sono state generate
dalle esplosioni e dai massicci bombardamenti che gli alleati avevano effettuato per 77 giorni subito prima dell’intervento della Forza Multinazionale di Pace, di cui faceva parte il primo Contingente Italiano di circa 3000 uomini, con un solo pilota di elicotteri, Calcagni appunto, che, addetto al servizio MEDEVAC (EVACUAZIONI MEDICO-SANITARIE), ha svolto il più NOBILE dei servizi alla collettività: SALVARE VITE UMANE.
Lo scopre solo anni dopo, quando, rientrato a Viterbo, dove si è sposato e lavora come pilota istruttore, si manifestano gravi patologie multiorgano, fino alla diagnosi di NECESSITÀ URGENTE DI TRAPIANTO DI MIDOLLO OSSEO, che lo porta nel 2007 ad essere riformato con il 100% di invalidità permanente per poi sviluppare anche la MCS “Sensibilità Chimica Multipla”, malattia terribile: un quadro clinico devastante con il quale convive ormai da 16 anni e che lo costringe a prendere dosi massicce di farmaci, sottoporsi a camera iperbarica, flebo, iniezioni e plasmaferesi (una sorta di dialisi) alternata con infusione di immunoglobuline per una grave POLINEUROPATIA CRONICA, DEGENERATIVA ED IRREVERSIBILE con PARKINSON.
Eppure Calcagni non SI ARRENDE. Appassionato ciclista da sempre, è proprio la bicicletta che gli segnala che qualcosa non va nel suo fisico nel 2002: ci sono particelle tossiche nel suo fegato, nel midollo e nel resto dei suoi organi e corpo.
Così ha inizio il calvario del Colonnello, ma è sempre il ciclismo che lo aiuta a resistere. “La mia macchina di salvezza” la definisce.
Dopo aver fatto le necessarie ed indispensabili terapie esce dalla sua casa nel Salento, sale sul suo “triciclo volante”, come lo definisce lui, e macina chilometri su chilometri. Nel 2010 entra a far parte del Corpo degli Atleti Paralimpici e vince subito al debutto due medaglie d’oro in Coppa del Mondo di ciclismo paralimpico e poco dopo ne vince tre, tutte d’oro, agli Invictus Games di Orlando, in Florida, nel 2016, i Giochi riservati ai REDUCI che hanno riportato danni permanenti durante il servizio, ideati dal principe Harry della famiglia reale britannica..
Il regista Gratton resta affascinato da quest’uomo, tanto da voler girare a tutti i costi questo film-documentario, presentato ieri a Trevignano. “La storia di Carlo è quella che più di tutte mi è rimasta nel cuore per il suo straordinario valore umano e la sua impareggiabile forza interiore…” ha dichiarato Gratton.
Calcagni, per le riprese, è dovuto tornare ai comandi di un elicottero, dopo 15 anni, grazie anche alla collaborazione di WeFly! Team, la pattuglia aerea di piloti disabili.
Un grande successo, insomma, l’anteprima nazionale del film-documentario sulla vita del Colonnello del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano Carlo Calcagni, apprezzato anche da Piero Angela e da Bruno Vespa presenti tra il pubblico.
Queste le dichiarazioni del col. Carlo Calcagni dopo la proiezione del film-documentario.
«Questo straordinario capolavoro di Michelangelo Gratton è il simbolo e la testimonianza che una tenacia, che è fermezza nella volontà, costanza nell’azione, resistenza nella decisione, consente di affrontare e superare anche i limiti di una malattia invalidante, che offre quotidianamente motivi di cedimento ed abbandono del campo di battaglia che altro non è se non la vita stessa.
Questo film è stato fortemente sostenuto dalla volontà dello Stato Maggiore della Difesa. Hanno voluto valorizzare un uomo che è anche un soldato e che ha dimostrato nel tempo e con i fatti un forte attaccamento alla Forza Armata ed un profondo senso del dovere.
Dopo 15 anni di sofferenze, i vertici dello Stato Maggiore della Difesa, i miei superiori, hanno deciso di mettersi al mio fianco, nel senso più completo che tale espressione esprime, e si sono messi a disposizione per difendere e sostenere la mia battaglia.
Non smetterò mai di combattere questa battaglia e continuerò a portarla avanti fino in fondo per me stesso e per chi con me e come me ne condivide gli ostacoli; per tutti coloro che hanno perduto le speranze e la forza di combattere.; per chi ha già donato la sua vita per la Patria., affinché ognuno di noi possa lasciare ai nostri figli non un carico di solitudine, ma l’onore di un’eredità ricca di dignità e senso del dovere.
Avere al mio fianco lo Stato Maggiore della Difesa, come questa occasione testimonia, rappresenta per me motivo di onore ed orgoglio e costituisce una ragione ancor più valida per continuare a raccontare con parole, immagini e soprattutto con l’esempio quotidiano quanto di bello e sorprendente la vita sa regalare a chi trova il coraggio di non arrendersi mai!».
Colonnello Pilota dell'Aeronautica militare Sismondini a sx ed il Colonnello paracadutista Barduani a dx