Trovati in un campione di latte proveniente da un allevamento di Viggiano, non lontano dal Centro olio
Tracce di idrocarburi in un campione di latte proveniente da un allevamento di Viggiano, non lontano dal Centro olio. La nuova denuncia viene dal portavoce dell’associazione «Cova Contro», Giorgio Santoriello, che spiega: «Le analisi sono state commissionate da noi e dal programma di Rai2 Nemo ad un laboratorio accreditato. Oltre agli idrocarburi pesanti sono state rintracciate significative concentrazioni di arsenico, piombo e cadmio. Il laboratorio ha trovato anche Ipa, vale a dire idrocarburi policiclici aromatici». Dopo il miele e il formaggio, gli idrocarburi entrano anche nel latte.
Le analisi hanno riguardato un campione di 3 litri, prelevato subito dopo la mungitura. I risultati rilevano la presenza di 11, 48 milligrammi per chilo di idrocarburi pesanti. «Eseguendo la conversione in microgrammi – spiega Santoriello - sarebbero 11 mila microgrammi per chilo. Trovati anche 9, 4 microgrammi di arsenico, 2, 9 di cadmio, 39, 3 di cromo totale e 0, 0119 di piombo rispetto alla soglia limite di 0,0200 per il latte. Il laboratorio ha trovato anche idrocarburi policiclici aromatici, sia normati che non normati, in particolare 4 nanogrammi per chilo di benzoapirene, 1567 nanogrammi di dibenzopirene, 1043 nanogrammi di benzoantracene – crisene».
Insomma, sembra esserci un po' di tutto nel campione di latte esaminato. «Nonostante questo – sottolinea Santoriello - è conforme a quanto stabilito dalle direttive europee perché i parametri prescritti sono solo due». «Cova Contro» e Nemo hanno fatto fare un’ analisi più ampia rispetto alle indicazioni della normativa in vigore. Dall’associazione la richiesta di modificare la normativa e allargare lo spettro delle analisi sugli inquinanti. «La qualità del latte proveniente dall’allevamento di Viggiano è compromessa – evidenzia Santoriello - perché vi è una presenza simultanea di idrocarburi e metalli pesanti. A noi consumatori dovrebbero suonare molti campanelli d’allarme, in particolare verso quelle istituzioni, dalla Regione all’Istituto superiore della sanità, all’Unione europea, che da oltre un anno non ci rispondono sulle numerose richieste di parere sulla tossicità dei vari idrocarburi e metalli pesanti trovati in diversi alimenti provenienti da Corleto Perticara, Pisticci e Ferrandina».