Parla il sottosegretario pugliese del Movimento 5 Stelle, Salvatore Giuliano
È soprannominato il «preside» 4.0 per quella sua propensione all’innovazione che l’ha reso famoso nel decennio alla guida del «Majorana» di Brindisi. Salvatore Giuliano, classe 1967, nativo di Latiano, è l’unico sottosegretario pugliese del governo «gialloverde». «Una responsabilità ulteriore - riconosce il diretto interessato - che si aggiunge a quella, già delicata, del mio ruolo in un dicastero decisivo come la Pubblica istruzione. Io non dimentico le mie origini. Essere espressione della mia terra è motivo di soddisfazione».
Sottosegretario Giuliano, quali sono le priorità delle scuola italiana?
«Dividerei il ragionamento in due. Da una parte ci sono delle urgenze stringenti, da affrontare al più presto. Penso, ad esempio, ai diplomati magistrali per i quali lavoriamo giorno e notte nella convinzione di dover partorire una soluzione in tempo utile per l’avvio del nuovo anno scolastico. Anche la sicurezza degli edifici è un tema di legislatura che non ammette ritardi. Poi, ci sono argomenti, come il piano nazionale scuola digitale, che pur rappresentando una priorità non hanno carattere di urgenza».
La scuola meridionale ha problemi specifici?
«Alcuni sì, ad esempio il tempo pieno, molto diffuso al Nord e molto poco al Sud. E poi c’è il nodo del rientro degli insegnanti assegnanti in regioni lontane dalla propria».
Stanno vincendo una valanga di cause...
«Ecco, appunto. Bisogna intervenire e risolvere rapidamente una volta per tutte».
Lei è famoso per la sua vocazione innovatrice: dall’ingresso a scuola alle 10 all’introduzione del book in progress con i libri scritti dai docenti. Proporrà qualcuna di queste iniziative a livello nazionale?
«Ogni istituto italiano ha qualcosa di bello da raccontare. Vede, alla scuola italiana non serve una nuova riforma. Non ne abbiamo bisogno. Quello che ci serve è portare a sistema le tante buone pratiche diffuse sul territorio».
Ne scelga una....
«L’introduzione e l’utilizzo intelligente delle tecnologie. Con una avvertenza: un tablet o uno smartphone, da soli, non bastano. La tecnologia deve essere accompagnata da una innovazione didattica e organizzativa. Altrimenti non funziona».
Come vi regolerete con l’alternanza scuola-lavoro? Ne modificherete i parametri?
«L’Alternanza Scuola-Lavoro è e dev’essere una metodologia didattica. Così come è pensata oggi privilegia la quantità, piuttosto che la qualità. Per star dietro a quel monte ora si arriva in affanno. Meglio curare la qualità dei singoli percorsi».
E veniamo alla «Buona Scuola». Si è discusso molto del suo giudizio, che in un primo tempo pareva positivo, sulla riforma renziana. Mettiamo un punto fermo?
«Il punto fermo è nel contratto di governo stipulato fra Lega e M5S. Lì è scritto chiaramente che la Buona scuola dev’essere superata velocemente. Ci muoviamo in quella direzione».
Il contratto «boccia» in particolare la chiamata diretta dei presidi. Da dirigente scolastico concorda?
«Direi di sì. L’ho sperimentata per due anni e posso dire che crea qualche problema, anche dal punto di vista della tempistica. Verrà a breve superata».
Parentesi elettorale. Nella «sua» Brindisi trionfa il centrosinistra con il Movimento 5 Stelle escluso dal ballottaggio. C’è un problema di radicamento territoriale?
«Rispetto alle amministrative di tre anni fa il consenso è notevolmente cresciuto. Il lavoro svolto è stato eccellente. Bisogna continuare così».
Infine, i grillini appaiono schiacciati dall’iperattivismo leghista. Ravvisa problemi di convivenza nel suo ministero?
«Assolutamente no, c’è un ottimo clima. Disteso, costruttivo. Ci sono competenze straordinarie. E con il ministro Marco Bussetti lavoriamo in perfetta sintonia».