ANFP: «Cambiare le norme di procedura penale per chi ha l’obbligo di esporsi al pericolo»
Sono due i poliziotti indagati per omicidio colposo per la morte di un pregiudicato in una sparatoria avvenuta sabato scorso a Brindisi tra una banda armata che stava tentando di svaligiare uno sportello bancomat e una pattuglia della polizia.
I due agenti sono stati raggiunti da informazioni di garanzia in vista dell’assegnazione da parte del magistrato inquirente, Piarpaolo Montinaro, dell’incarico per l’autopsia che verrà conferito domani. Il magistrato assegnerà anche l’incarico per la perizia balistica.
Secondo la ricostruzione dell’accaduto, la banda, composta da almeno cinque persone, ha aperto il fuoco contro la pattuglia della polizia intervenuta per sventare il tentativo di furto, dopo una segnalazione di un cittadino. Quando la polizia ha risposto al fuoco, Giovanni Ciccarone, di 50 anni, di Ostuni, è stato colpito a morte, mentre gli altri sono riusciti a fuggire a bordo di un’Audi A6.
IL COMMENTO DELL'ANFP - E' necessario «cambiare le norme di procedura penale per chi ha l’obbligo di esporsi al pericolo». E' quanto afferma l’Associazione nazionale funzionari di Polizia (Anfp) dopo l’iscrizione nel registro degli indagati di due poliziotti coinvolti nella sparatoria avvenuta sabato scorso a Brindisi in cui è morto un rapinatore.
«È evidente per chi si occupa di diritto che il Pm di Brindisi non ha fatto altro che applicare correttamente le norme vigenti - sottolinea il portavoce Girolamo Lacquaniti - ma è altrettanto chiaro per chi vive con lo stipendio da poliziotto ed ha famiglia che l’automatismo tra uso delle armi e avviso di garanzia rappresenta un peso molto gravoso in termini di anticipazione di spese per gli avvocati e le legittime angosce dei propri cari». Per questo, aggiunge il sindacato dei funzionari di polizia, «crediamo sia davvero necessario un temperamento della norma, specie in casi così eclatanti, in cui due agenti di polizia si sono trovati davanti a cinque delinquenti che non hanno esitato a ricorrere alle armi».
«Siamo sempre stati convinti che l’operato delle forze dell’ordine non possa essere sottratto al vaglio della magistratura - conclude l’Anfp - ma altrettanto fortemente siamo convinti che per chi ha l’obbligo giuridico di esporsi al pericolo e che per lavoro deve quotidianamente vincere violenze e resistenze si debba trovare un giusto temperamento in termini di equità».