lunedì 23 dicembre 2024


22/12/2008 10:17:57 - Manduria - Cultura

La scrittrice Giulia Selvaggi invitata alla recente giornata conclusiva di Aradeo

 
La città di Manduria unica ad aver promosso, nell’ambito della rassegna nazionale, “Ottobre, piovono libri”, un gran numero di iniziative. Il fatto è stato notato ed apprezzato l’11 dicembre scorso, quando, ovvero, presso il teatro “Domenico Modugno” di Aradeo, che ha ospitato la giornata conclusiva di “Ottobre piovono libri”, nel circuito di Terra d'Otranto.
A rappresentare Manduria è stata Giulia Selvaggi, scrittrice che si è impegnata tantissimo per la riuscita della manifestazione.
«Manduria ha suscitato notevole interesse per il numero elevato delle sue manifestazioni: dodici, contro le due o tre, delle altre città» fa notare Giulia Selvaggi. «Tanto che, a tal proposito, Franco Sperti, (responsabile del circuito, insieme a Michele Bovino e Antonio Linciano), mi disse nello scorso settembre: «Signora, lei ha fatto un programma, nel programma». Franco Sperti, per ringraziarmi della ampia partecipazione al progetto da lui curato, ha voluto che io fossi l’unica rappresentante delle sessanta città a partecipare alla discussione sulla conduzione delle biblioteche, accanto a personaggi autorevoli inviatati».
Il dibattito mirava a capire se è il caso di continuare a condurre le biblioteche con il vecchio sistema, oppure, rendere la biblioteca un luogo telematico, al passo con i mezzi attuali.
«Sul palco del teatro eravamo in nove a dover esprimere la propria idea. Chi mi ha preceduto, ha sempre espresso parere favorevole circa la biblioteca invasa da computer. Io ho posto un interrogativo: perchè rinunciare al fascino che la vecchia biblioteca ci offre, all’odore della carta impolverata o umida. Io che amo il libro, come oggetto da toccare, odorare, guardare, amare, non potrei mai rinunciare al vecchio stile di biblioteca, in cui, è possibile incontrare illustri studiosi attempati, che arricchiscono con la loro presenza, il valore del luogo. Pur riconoscendo, che è anche opportuno modernizzare questo stesso luogo di cultura, per renderlo fruibile a tutti e perciò anche a distanza. E allora? Secondo me, ho continuato, si dovrebbe essere capaci di impostare una conduzione in cui il vecchio ed il nuovo si integrino, per poter esistere e convivere insieme. Offrendo così agli anziani, la possibilità di continuare a sentirsi integrati in questi luoghi e ai giovanissimi, di poter iniziare subito a vivere questi ambienti culturali: “ammodernati” e rimandare questo interrogativo “o la vecchia o la nuova conduzione”, a quando noi, avremo lasciato il posto, alle nuove generazioni, che iniziano ora ad accostarsi alle biblioteche, con nuova impostazione».










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