È un omaggio alle donne, alla loro capacità di amare senza confini ed un invito ad amare gli uomini, amando, prima di tutto, loro stesse
Domani, venerdì 14 dicembre, all’Auditorium Tarentum, in via Regina Elena n.122 a Taranto, (ingresso ore 20.30 inizio ore 21) andrà in scena la pièce teatrale “Eva non è ancora nata” di e con Salvatore Cosentino; la regia e la selezione musicale è a cura dello stesso Salvatore Cosentino. Con lui sul palco come “donna velata” Maria Beatrice Maranò.
L’ingresso è libero con una donazione all’uscita a favore dell’AVIS Comunale di Taranto, l’associazione di donatori di sangue presieduta dal dottor Giovanni Orlando.
L’iniziativa vede protagoniste due persone poliedriche, due belle teste pensanti, due cuori e due anime capaci di sentire, due giuristi, due storie familiari intrise di codici ed equilibrio, insomma due belli fuori e dentro ...due amici fraterni.
Salvatore Cosentino, Sostituto Procuratore Generale a Lecce, sarà accompagnato in scena da Maria Beatrice Maranó (donna velata nello spettacolo), avvocato del Foro di Taranto, entrambi figli d’arte, insieme sul palco dell’Auditorium Tarentum per l’Avis Taranto, con un testo che fa riflettere su un tema delicato affrontandolo con delicata leggerezza e sensibilità...
È, infatti, un omaggio alle donne, alla loro capacità di amare senza confini ed un invito ad amare gli uomini ...amando, prima di tutto, loro stesse...
È uno spettacolo che prima di parlare di donne parla alle donne!
Salvatore Cosentinoì, con la sua proverbiale sagacia, affascina le spettatrici e gli spettatori con monologhi, riflessioni e canzoni che toccano l'anima, sfiorandola con le ali di una farfalla che vola, lasciando però, dentro ognuno di noi, verità e scoperte aventi il peso specifico di un bagaglio, da portare nel viaggio della vita!
Oriana Fallaci, in "lettera ad un bambino mai nato", scrive: "nelle leggende che i maschi hanno inventato per spiegare la vita, la prima creatura non è una donna: è un uomo chiamato Adamo. Eva arriva dopo, per divertirlo e combinare guai”.
Salvatore Cosentino e Maria Beatrice Maranó nello spettacolo mostrano come la realtà sia diversa da quella descritta provocatoriamente dalla Fallaci. Salvatore durante l'intero spettacolo evidenzia che le donne, pur capaci di spostare montagne, sono spesso l'anello debole di una catena in cui, parafrasando una nota canzone di Gaber, cantata nell’occasione dalla bellissima voce del magistrato, "le idee sono buone, ma la costola è malandata”!
E così il bravissimo autore della pièce, cantando, tra i tanti, anche Bennato, invita le donne, a prendere coscienza perché, in alcuni casi, "chiamarlo amore” proprio "non si può!"…
E se la bellezza salverà il mondo ...non dobbiamo mai dimenticare che la bellezza di una donna è l'espansione della sua intelligenza.
" Che strano", scrive Gaber e ripete Cosentino, cantando quella bellissima canzone che dà il nome allo spettacolo, "non capisco un sandalo d'argento e non capisco certe irrequietezze che non mi appartengono e che non amo. Può anche darsi che ci sia qualcosa, forse il sintomo di un mutamento... aspettiamo" E ritorna il monito e la funzione sociale di tutti gli spettacoli di Salvatore Cosentino, questo, più degli altri, dedicato alle donne: l'illegalità si combatte più con l'educazione e la cultura che con codici e manette.