«La Regionale 8 non è uno spreco di denaro pubblico. È una risposta vincente all’idea di un versante che vuole puntare sulla forza attrattiva del proprio mare»
Un recente servizio del programma satirico di Canale 5, “Striscia la Notizia”, torna a divedere le comunità fra favorevoli alla Regionale 8 e contrari. L’inviato pugliese Pinuccio ha intervistato, la settimana scorsa, il rappresentante manduriano di Legambiente, Fulvio Perrone, il quale ha illustrato le ragioni degli ambientalisti, da sempre contrari a questa arteria e invece favorevoli al completamento della Bradanico-Salentina.
Non si è fatta attendere la replica di chi, invece, da anni si batte affinchè questo progetto sia concretizzato. Ad intervenire è Salvatore Luigi Baldari, presidente della Casa dell’Evoluzione.
«Credo che noi tutti, nel nostro territorio, soffriamo di un’atavica “sindrome da derby”, che nei decenni ci ha portato a perdere tutte le sfide che ci si sono presentate dinanzi» la sua premessa. «Brutale da dire, certo, ma è così. Se vinci i derby, non è poi detto che vinci i campionati. Quella della Regionale 8 e della Bradanico-Salentina è un derby inspiegabile. Un derby senza senso. Un derby da bassa classifica.
Si tratta di due infrastrutture finanziate totalmente nella loro integrità (con fondi già stanziati), i cui progetti sono stati deliberati dal Cipe, i cui iter procedurali di valutazioni e verifiche sono in fase avanzata, seppur con tante difficoltà.
Si tratta di due direttrici differenti, già nelle vocazioni ideali di cui sono espressione. La Regionale 8 si ispira alla visione di TerraIonica, un brand che dovrebbe diventare un nostrano patrimonio universale (ma questo è un altro discorso). La Bradanico-Salentina si rifà all’idea di GrandeSalento, nella sua miglior riuscita definizione di Giulio Redaelli di “città urbana jonico-salentina”.
Sono due visioni che possiamo e dobbiamo perseguire contemporaneamente. Una non esclude l’altra. Ma perseguiamole tutte, dico io! Abbiamo perso decenni di sviluppo trincerandoci nell’isolazionismo e nel mito paralizzante della decrescita felice, costruendo il nostro disastro in nome di una diversità improduttiva.
La nostra, ha tutte le caratteristiche per essere una Provincia senza confini, nel vero senso della parola.
La Regionale 8 non è uno spreco di denaro pubblico. È una risposta vincente all’idea di un versante che vuole puntare sulla forza attrattiva del proprio mare. Porterebbe con sé il forte beneficio ambientale di decongestionare la litoranea, altro che danno ambientale.
E seppure non la si volesse, possiamo accettare di continuare a percorrere la “Tarantina” nelle condizioni attuali? Vogliamo che l’attuale Tarantina sia il nostro biglietto da visita per i turisti che scelgono le nostre spiagge? La Regionale 8 ha la visione di prolungare la città di Taranto verso le nostre zone, di unire la nostra Provincia, di offrire ai visitatori una unica, sicura, attrezzata, percorribile direttrice per mettere insieme le spiagge (e non solo) di Specchiarica, di Campomarino, di Pulsano a quelle di Castellaneta e Ginosa, già servite dalla E90. La Regionale 8 aprirebbe altri interessantissimi scenari, nella logistica di un autotrasporto più efficiente, con evidenti benefici per gli insediamenti imprenditoriali. Non è un caso che anche la Provincia di Lecce, e quella di Brindisi, abbiano condiviso la priorità di questa infrastruttura per la necessità di collegamento del Basso Salento ai traffici tarantini. Le rivendicazioni ambientali degli oppositori possono trovare il giusto compromesso nel recente ridimensionamento dell’opera, rispetto al progetto originale. Non avremmo più, ahimé, la «pista ciclabile più lunga d’Europa» come annunciato all’epoca dal Presidente Gianni Florido, né tutti gli altri interventi accessori previsti, ma la messa in sicurezza e l’efficientamento di questa strada, credo siano non più rimandabili. Che poi mi chiedo, i vincoli ambientali per la Regionale 8 non dovrebbero essere gli stessi per il costruendo depuratore consortile di Manduria-Sava, previsto nella stessa area?
Ci sono quasi 200 milioni di euro che rischiamo di perdere, se la Regionale 8 non sarà appaltata entro l’anno. Così come ci sono oltre 100 milioni fermi per il completamento della Bradanico-Salentina. Opera che rivendico, con la stessa urgenza. Perché fondamentale per creare un collegamento diretto fra Taranto e Lecce, favorendo un sistema intermodale e logistico interprovinciale, con il Porto di Taranto come perno centrale e la aree commerciali, retro-portuali, aeroportuali di Brindisi e le piattaforme logistiche di Surbo e Francavilla Fontana. Una strada che si esprimerebbe ancora meglio, con la realizzazione della Tangenziale Nord di Taranto, mettendola in rete con le direttrici per #Bari e per Reggio Calabria.
Insomma, la Bradanico-Salentina non è e non deve essere in contrasto con la Regionale 8, sempre se accettiamo di uscire dall’ottica dell’isolazionismo e ci convinciamo che la nostra Provincia e il nostro capoluogo hanno tutte le caratteristiche per diventare il motore trainante dell’economia regionale e del Mezzogiorno d’Italia. Queste due strade rispondono a diverse esigenze di sviluppo economico. Dal turismo, al commercio. Possiamo permettercele entrambe. Non possiamo permetterci di dire no alle infrastrutture. Non siamo nelle condizioni di farlo. Non c’è economia senza reti infrastrutturali. Non c’è soluzione alla questione meridionale senza reti infrastrutturali. Come potremmo mai rilanciarci, attraverso le leve delle economie alternative rispetto alle logiche monoculturali dell’acciaio, se a Taranto ci arrivi male e ci riparti peggio?
Torniamo alla panoramica. Sono di questi giorni gli annunci delle autorità monetarie e finanziarie di un rischio recessione per l’intera Europa. E non c’è ricetta migliore per contrastare la recessione se non quella di aprire i cantieri. In Italia ci sono fermi 150 miliardi di investimenti. Questa è la mossa anticiclica di cui abbiamo bisogno. La rete ferroviaria Taranto-Bari è ancora a binario unico. L’alta velocità si ferma a Napoli. Raggiungere Matera, Capitale d’Europa è tutt’ora un’impresa per gran parte del mondo. L’aeroporto di Grottaglie è una cattedrale nel deserto. Sul Porto abbiamo perso l’opportunità delle “autostrade del mare”. I grandi player internazionali provenienti dall’Est del Mondo preferiscono oltrepassare il Mediterraneo, superare lo stretto di Gibilterra, circumnavigare l’Europa per attraccare al porto di Rotterdam, piuttosto che utilizzare gli scali di Taranto, Bari o Gioia Tauro. Il Sud Italia ha le caratteristiche geo-morfologiche per diventare il più importante hub intermodale d’Europa, il Sud può diventare un unico grande terminal retro-portuale, intorno a cui far sorgere start-up innovative e poli di ricerca. Il Mezzogiorno d’Italia può rovesciare la cartina geografica e diventare il centro dell’Europa. E noi lì, saremo protagonisti, per davvero.
Su questo farei un servizio televisivo. Su questo chiederei ai governatori e ai cittadini del Sud Italia di fare fronte comune nel dibattito pubblico, in un momento in cui le Regioni del Nord la fanno da padrone rivendicando maggiore autonomia.
Il destino, però, ci sta offrendo un’altra possibilità. Le Zes (Zone Economiche Speciali) e il Cis (Contratto Istituzionale di Sviluppo). Non possiamo permetterci di trasformare queste opportunità nell’ennesimo “elenco della spesa”. Insomma. Come dico io…e quannu?».