«Ora si auspica un intervento immediato, il superamento degli ostacoli al fine di rendere agibili e fruibili, in primis, tutte le palestre di competenza comunale e una sollecita e fattiva richiesta di interventi risolutivi che mettano a norma quelle di competenza provinciale»
La palestra del plesso “Fermi” dell’istituto comprensivo “Don Bosco” è stata dichiarata inagibile, e quindi chiusa completamente, a causa di un’infiltrazione d’acqua.
I disagi che ne derivano si riverberano non solo sulla popolazione scolastica, che evidentemente non potrà usufruire della struttura, ma anche su tutte le associazioni sportive manduriane, che praticano basket o volley: sino alla riparazione dell’area del tetto interessata dalle infiltrazioni, non potranno più disputare le gare casalinghe dei rispettivi campionati a Manduria, essendo quella della “Fermi” l’unica palestra omologata e non esistendo nella città messapica un palasport. Città, peraltro, in cui ormai da anni i cinema e i teatri (ad eccezione di quello della parrocchia “Don Bosco”), hanno chiuso i battenti e anche lo stadio “Dimitri” è ancora in attesa dell’ultimazione dei lavori necessari per ottenere l’agibilità completa (in tribuna non possono accedere, da anni, più di 100 spettatori). Città, insomma, povera di strutture, pubbliche o private, da utilizzare per cultura o sport.
«Il problema, peggiorato di giorno in giorno con conseguente e crescente decadimento del bene, era già stato segnalato poco prima del termine della scorsa stagione sportiva, ma sono passati i mesi, è passata l’intera estate, ma nessun tipo d’intervento è stato intrapreso» fa notare Massimo Stranieri, dirigente della società sportiva “Vis Nova Messapica”. «Tutto questo è vergognoso e inaccettabile, nell’esclusivo interesse del diritto alla pratica sportiva e della tutela psico-fisica dei nostri ragazzi. Non si può permettere che un bene comune, tra l’altro ultima e unica struttura di Manduria in grado di ospitare le gare federali dei campionati di pallavolo e pallacanestro, subisca il degrado e poi la chiusura a causa, forse, delle lungaggini della burocrazia. Nonostante la nostra città possa contare sulla presenza di ben quattro palestre omologabili ai fini federali (Einaudi, Fermi, Galilei e Prudenzano), di cui le prime due con presenza di posti a sedere, ora non ne dispone, vergognosamente e miseramente, nemmeno di una. Ognuna ha motivi per cui essa o il campo di gioco che contiene non possa essere dichiarata agibile e/o omologabile alla disputa delle gare.
Le squadre di pallavolo e di pallacanestro, che da qualche anno faticosamente si muovono in questa destabilizzante situazione, sono ora nella condizione di dover disputare le loro restanti gare casalinghe presso altre strutture site nei comuni di Sava, Maruggio e Avetrana, con un aggravio di costi e disagi di non poco conto».
Non è la prima volta che la città si trova a fare i conti con carenze e lacune dell’impiantistica sportiva pubblica: un rettangolo di gioco per il calcio, sulla via per Francavilla, in uno stato di semi-abbandono; lo stadio di via per Sava da anni non completamente agibile; nessun palasport.
Le associazioni sportive (quelle che, con caparbietà, hanno resistito nel corso degli anni) sono costrette a praticare le discipline nelle palestre scolastiche (tre comunali e due provinciali), benchè gli orari pomeridiani (non tutti liberi in quanto anche le scuole hanno delle esigenze), non siano sufficienti per tutti. Una sola, poi, è omologata ad ospitare le partite di basket e di volley: quella della “Fermi”, ora chiusa.
A metà stagione agonistica, quindi, per tante società c’è il rischio di essere costrette a stravolgere i programmi.
«Ora si auspica un intervento immediato, il superamento degli ostacoli al fine di rendere agibili e fruibili, in primis, tutte le palestre di competenza comunale e una sollecita e fattiva richiesta di interventi risolutivi che mettano a norma quelle di competenza provinciale» l’auspicio di Massimo Stranieri.
«Si restituiscano ai nostri bambini e ai nostri ragazzi quei pochi luoghi di crescita e aggregazione che ancora la nostra città è in grado di offrire, prima che il danno diventi ancora peggiore di quello che si presenta al momento».