L’appello dell’animalista Francesco Di Lauro: «Le associazioni più note e radicate sul territorio (dal WWF alla LAC, dalla LE.I.D.A.A. a Legambiente) si costituiscano parte civile nel processo»
Alla sbarra con l’accusa di aver ucciso una femmina di daino che vagava per le campagne di Manduria. Un colpo di pistola in testa dopo aver carpito la fiducia dell’animale protetto con del cibo. Il corpo, macellato, fu poi trovato nel frigo di uno dei cinque uomini di Manduria per i quali, a breve, si aprirà il processo.
Il barbaro episodio, che si verificò poco più di un anno fa, sconvolse non solo gli animalisti, ma, proprio per la sua crudeltà, indignò l’intera comunità. Il daino pare fosse fuggito da un allevamento della zona. Girovagava nelle campagne ed era facile incontrarlo, con la sua eleganza, nella periferia della città. Finchè, sulla sua strada, non ha incontrato i bracconieri, la cui identità è stata svelata grazie alle minuziose indagini della Polizia, che, nell’occasione, sequestrò anche diverse armi.
Alla vigilia del processo interviene, attraverso il proprio profilo facebook, l’animalista Francesco Di Lauro: grazie alla sua denuncia, fu possibile risalire ai bracconieri.
«A breve il processo contro cinque galantuomini che circa un anno fa uccisero a bruciapelo un daino che vagava libero da mesi negli oliveti intorno a Manduria, facendosi spesso accarezzare, ma non prendere per essere riportato al sicuro nell’agriturismo dal quale era fuggito durante un tentativo di furto» ricorda Di Lauro. «Io sono il denunciante che ha assistito all’uccisione; alla sbarra, per direttissima, andranno cinque uomini con permesso di caccia. Il pm di Taranto, dott. Mariano Buccoliero, ha chiesto il rinvio a giudizio per reati che riguardano la tutela penale degli animali, con l’aggravante della crudeltà per averlo ucciso offrendogli una melagrana. Chiedo a tutti di sensibilizzare le associazioni più note e radicate sul territorio (dal WWF alla LAC, dalla LE.I.D.A.A. a Legambiente), affinchè si costituiscano parte civile nel processo. Altrettanto dovrebbe fare il Comune di Manduria e il proprietario dell’agriturismo dal quale il daino era fuggito. Rendiamo concreta la condanna e la pena a questi individui, chiediamo al Questore di Taranto di sospenderli dalla attività venatoria, ai giudici una pena esemplare e costituiamoci parte civile per chiedere un risarcimento da devolvere a difesa degli animali. L’appello è rivolto anche ai colleghi che vogliono patrocinare gratuitamente dette costituzioni, non potendo io rivestire ad un tempo la veste di teste e di procuratore costituito».