Il nuovo insuccesso scalfisce il prestigio della rassegna, cresciuto in anni di laborioso impegno, e offusca ancor di più il blasone di una città, una volta gloriosa, che anno dopo anno scivola sempre più nella polvere dell’anonimato
Salta anche l’edizione 2019. Sempre che non si voglia allestire un mercatone all’aperto.
Da fallimento in fallimento, per il secondo anno consecutivo, i battenti della Fiera Pessima resteranno quindi chiusi. A tre settimane dalla data dell’inaugurazione, l’azienda organizzatrice, com’era facilmente prevedibile dopo gli ultimi sviluppi dell’iter burocratico, non c’è.
Dopo che la prima gara è stata dichiarata deserta (l’unica offerta arrivata, quella dell’azienda campana “RTT Service”, non è stata accettata in quanto è in atto un procedimento giudiziario a suo carico, in cui la stazione appaltante si è costituita parte civile), il Comune ha tentato un’altra strada: quella della procedura negoziata.
«La Commissione Straordinaria, al fine di consentire il regolare svolgimento della 278ª edizione della Fiera Pessima nei termini stabiliti, ha provveduto a fornire indirizzo politico-amministrativo di provvedere all’aggiudicazione dell’offerta mediante procedura negoziata, senza previa pubblicazione del bando di gara, invitando un numero di operatori economici non
inferiore a cinque, utilizzando per l’aggiudicazione il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa».
Pare che il Comune abbia inviato l’invito, a gennaio, a 12 aziende del settore. L’esito della procedura negoziata era più che prevedibile: con pochissimo tempo per organizzare la rassegna, tutti hanno declinato l’invito. D’altronde, se queste aziende non hanno partecipato neppure alla prima gara (quella bandita per tempo), perché avrebbero dovuto aderire alla procedura negoziata rischiando di non poter organizzare, in tempi ristrettissimi, una fiera almeno decorosa? Anche perché le condizioni contemplate nel bando di gare non erano nel frattempo cambiate.
Secondo anno di commissariamento del Comune consecutivo, dunque, e secondo anno di fallimento organizzativo. Sarà solo un caso?
Restano, a dir la verità, altre tre settimane, ma, se non si vuol dar vita ad un mezzo mercatone, meglio lanciare la spugna e avviare l’iter per una fiera diversa il prossimo anno. Diversa sia nel bando di affidamento (quello attuale limita le adesioni), ma diversa, a questo punto, anche nel look e nei contenuti.
Il danno all’immagine è enorme: saltare due edizioni consecutive non penalizza solo il presente, ma grava anche sul futuro. Scalfisce il prestigio della rassegna, cresciuto in anni di laborioso impegno, e offusca ancor di più il blasone di una città, una volta gloriosa, che anno dopo anno scivola sempre più nella polvere dell’anonimato.