Per anni si è sperato nella costruzione delle strutture fisse, ma il progetto si è arenato. Montare e smontare i capannoni comporta notevoli spese. Ecco perché gli espositori di qualità diminuiscono e le aziende organizzatrici non hanno interesse
La Fiera Pessima segna il passo per non essere riuscita a compiere il salto di qualità.
Dopo che è stato ufficializzato il secondo “forfait” consecutivo (si era anche ipotizzato, al suo posto, una sorta di rassegna con stand all’aperto e in un altro luogo della città, ma tale eventualità è stata “bocciata” dai rappresentanti delle associazioni di categoria e della Pro Loco), inizia la fase delle riflessioni sul presente e sul futuro della rassegna marzolina manduriana.
C’è un primo dato sul quale riflettere: ad eccezione dell’azienda che ha vinto l’appalto negli ultimi anni (contro la quale, com’è noto, il Comune si è costituito in un procedimento), non ve ne sono altre interessate a organizzare e gestire la rassegna. E’ andata infatti deserta la procedura negoziata (ben 12 aziende invitate), ma anche alla prima gara, bandita a tempo debito, aveva partecipato solo la ditta campana, poi esclusa per il conflitto esistente con il Comune. Sotto questo punto di vista, nulla si può rimproverare alla Commissione straordinaria. Se nessuno si candida ad organizzarla e se il Comune non poteva non tener conto che per l’azienda campana è in corso un procedimento giudiziario (al quale si è peraltro costituito), cosa rimproverare alla Commissione?
E’ vero che anche lo scorso anno, quando ovvero è saltata per la prima volta, a guidare il Comune vi era un commissario prefettizio, ma, crediamo, si è trattato solo di una coincidenza. Se ci fossero state delle Amministrazioni politiche, di fronte a questa situazione avrebbero comunque dovuto arrendersi.
Occorre, dunque, porsi un quesito: ha ancora un senso organizzare una Fiera con i padiglioni da montare e smontare ogni anno? Già negli anni ’80 si discuteva sulla necessità di realizzare dei padiglioni in muratura, che avrebbero risolto questi problemi. Fu realizzato un progetto ed elaborato un plastico. Sono anche iniziati i lavori, ma, poi, l’opera pubblica si è arenata.. E mentre le altre fiere pugliesi sono cresciute, la Pessima si ritrova ogni anno ad individuare aziende che devono montare e smontare capannoni di migliaia di metri quadrati, sopportando i relativi costi.
Costi che, chiaramente, ricadono poi sulle ditte espositrici, molte delle quali, anche per gli alti costi di adesione, terminati i periodi floridi per l’economia, disertano la Pessima, che, anno dopo anno, si è snaturata: non più vetrina dell’economia locale, ma un concentrato di rivenditori di articoli vari.