«La valorizzazione dei beni culturali porterebbe non solo lavoro, ma sarebbe uno stimolo efficace per le nuove generazioni, suscitando il senso dell’appartenenza»
Manduria fuori dal turismo di qualità. La città messapica non rientra tra le località più visitate della regione. Proprio la recente graduatoria sulle mete turistiche pugliesi più gettonate induce ad alcune ArcheoClub ad alcune riflessioni ad “alta voce”.
«Quella che dovrebbe essere la maggiore attrattiva di Manduria, il patrimonio archeologico e culturale, versa ormai da decenni in uno stato comatoso» ricorda ArcheoClub di Manduria. «Sono lontani i tempi in cui una felice sinergia tra Amministrazione comunale, Soprintendenza archeologica e Università di Firenze portava la nostra città al centro delle attenzioni della comunità scientifica italiana e straniera per gli scavi realizzati a “ li Castelli”. Una stagione felice in cui, ci sia consentito, l’Archeoclub di Manduria ebbe una parte non piccola.
Da troppo tempo, invece, sembra che la cura e la valorizzazione del patrimonio culturale siano scomparse dall’agenda politica, con il disinteresse della cittadinanza, più sensibile alla presenza delle buche sul manto stradale, che a intraprendere i percorsi necessari a creare sviluppo e benessere.
Eppure la valorizzazione dei beni culturali porterebbe non solo lavoro, aspetto purtroppo spesso sottovalutato, anche se non dovrebbe essere così, visto la fuga dei nostri giovani che sta portando Manduria ad essere sempre più una città di anziani, ma sarebbe uno stimolo efficace per le nuove generazioni, susciterebbe il senso dell’appartenenza, l’orgoglio per le proprie radici e forse la curiosità di conoscerle meglio, il dovere per il rispetto e la tutela del bene comune, sentimento non avvertito nella nostra città, come denunciano gli atti di vandalismo ai danni del centro storico.
In un periodo caratterizzato dalla scarsità delle risorse, in cui lo Stato, attraverso le sue strutture periferiche, le Soprintendenze, appare in difficoltà nel gestire la vastità dei beni culturali sparsi per ogni dove sul territorio nazionale, occorre che gli enti locali sappiano mettere in campo tutte le competenze necessarie e chiamare a raccolta tutte le possibili alleanze (Regione, Università, reti di Comuni, fondazioni, ecc.) per reperire i finanziamenti necessari alla loro adeguata valorizzazione. Ma questo sarà possibile se i beni culturali saranno posti al centro dell’azione amministrativa e non considerati alla stregua di una inutile zavorra, da affidare al buon cuore del volontariato o, peggio, alle interessate cure di speculatori».