Cinque domande che riguardano l’individuo, l’amicizia, i sogni e il passato per scoprire che lettura diamo al giorno d’oggi a questo concetto così inafferrabile
Più della metà degli intervistati definisce la felicità come assenza di preoccupazioni (54,68%)
Guardando indietro, oltre il 70% non rifarebbe gli stessi errori: parla l’esperienza o l’insoddisfazione?
Il bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno? Per il 51% è rotto
In occasione della giornata mondiale della felicità che si celebra il 20 marzo, il portale Guidapsicologi.it ha deciso di analizzare la felicità dialogando con i propri utenti.
Cinque domande che riguardano l’individuo, l’amicizia, i sogni e il passato per scoprire che lettura diamo al giorno d’oggi a questo concetto così inafferrabile.
Oltre la metà degli intervistati alla domanda “Che cos’è per te la Felicità?” Risponde che si tratta di assenza di preoccupazioni (54,68%). Una visione più dinamica del concetto di felicità, e in linea con i modelli offerti dalla società contemporanea è quella del 27,77%, che identifica la felicità con il raggiungimento di un obiettivo. Solo il 17,77% interpreta la felicità come uno stato continuo. La maggior parte delle persone identifica nelle preoccupazioni la causa del proprio malessere, per cui eliminarle può essere visto come condizione sufficiente per la felicità. Può sembrare una descrizione semplicistica, ma non lo è, poiché delinea un concetto di felicità basato sulla serenità piuttosto che su picchi adrenalinici.
Cosa pensi quando ti riguardi indietro?
Oltre il 70% delle persone intervistate sostiene che non rifarebbe gli stessi errori, e meno del 30% afferma invece di non aver nessun rimpianto. Si delinea così un panorama che se da un lato può essere determinato dall’insoddisfazione rispetto al percorso fatto fino ad oggi, dall’altro può essere invece il risultato della consapevolezza che solo l’esperienza può dare, e quindi di una crescita personale che porta a rimettere in discussione comportamenti passati. Non sempre infatti riconoscere un comportamento passato come erroneo, significa rinnegarlo e prenderne le distanze. Lo stesso comportamento può essere rielaborato e accettato, proprio in quanto errore, senza colpevolizzarsi. Questo serve per andare avanti nella vita evitando di ricadere nelle stesse dinamiche nocive.
Se parliamo del classico bicchiere, che ci serve da analisi superficiale per rivelare un atteggiamento positivo o negativo nei confronti della vita, gli ottimisti sono in maggioranza rispetto ai pessimisti: il 27% vede il bicchiere mezzo pieno mentre il 22% lo vede mezzo vuoto. La sorpresa viene invece dal rimanente 51%, per cui il bicchiere è rotto. Un dato che delinea un’immagine forte e rispecchia uno stato d’animo arrendevole.
“Di tutte le cose che la saggezza procura per ottenere un'esistenza felice, la più grande è l'amicizia.” Diceva Epicuro. Ed è proprio così, quando si parla di felicità, il riferimento all’amicizia è immediato.
Alla domanda relativa a come si reagisce davanti a un successo di un amico, il 70% risponde: è anche un mio successo! Il rimanente 30% lo vede invece come un’occasione per rimettere al centro se stesso e pensare: la fortuna sempre agli altri.
Quando si tratta della realizzazione di un proprio sogno gli intervistati hanno le idee molto chiare: più della metà sostiene di meritarselo. I fatalisti sono il 17%, attribuendo alla fortuna il proprio successo, mentre i pessimisti sono il 31%.
Come allenarsi alla felicità
L’epoca in cui viviamo sottopone l’individuo a una costante pressione sociale, amplificata dai nuovi canali di comunicazione e dalla cultura delle immagini che offrono continuamente modelli di felicità costante quanto effimera, che ci vorrebbe tutti sorridenti e che fa della felicità una condizione imprescindibile, generando l’idea completamente sbagliata, che la tristezza non sia sana e che vada rinnegata. Dolore e tristezza sono fisiologici, sono parte della vita e vanno vissuti come tali.
A seguito dei risultati del dialogo svolto con gli utenti, i nostri esperti ci offrono un percorso verso la felicità fatto di piccoli gesti fondamentali:
1) Riconoscere quali sono le cose che ci rendono felici durante la giornata e praticarle
2) Trovare l’equilibrio tra necessità emotive, materiali e spirituali
3) Prendersi cura delle persone care: sono moltiplicatori di felicità
4) Realismo e pazienza
5) Rispetto del passato in quanto tale, consapevolezza che il futuro non si può controllare: l’unica cosa che possiamo curare è il presente ricordandoci dei nostri sogni da bambino
6) Sfuggire il rancore. Perdonare per stare meglio e smettere di tormentarsi
7) Fare dei buoni propositi e avere sempre degli obiettivi
(fonte: https://www.guidapsicologi.it)