Intanto Francesco Di Lauro lancia una sottoscrizione per raccogliere fondi da utilizzare per iniziative giudiziarie
Gli “Amici di Forza Italia” dell’area orientale ribadiscono il proprio dissenso alla localizzazione del depuratore, mentre da Manduria l’ambientalista Francesco Di Lauro lancia da facebook una sottoscrizione per raccogliere fondi da utilizzare per iniziative giudiziarie.
L’annuncio dell’ormai imminente apertura del cantiere (dovrebbe avvenire il 15 aprile) ha mobilitato comitati, associazioni e partiti che non condividono l’ubicazione dell’impianto.
Ad Avetrana nei giorni scorsi si sono riuniti gli “Amici di Forza Italia”, un gruppo di lavoro che ha ribadito il “no” alla scelta del sito.
«Il gruppo di lavoro, denominato “Amici in Forza Italia” e composto da amministratori, dirigenti e simpatizzanti del partito, si è riunito per discutere del problema sorto in seguito alla ventilata imminente riapertura del cantiere per la costruzione del depuratore consortile degli abitati di Manduria e Sava» si legge in una nota. «Alla unanimità dei presenti si è deciso, di proseguire sulla linea, già da tempo intrapresa, della contrarietà alla localizzazione del sito in zona Urmo, pur ritenendo utile, anzi indispensabile, la realizzazione dell’opera.
Si ripropone la necessità di localizzare un sito in zona più lontana dal mare (ad almeno tre chilometri) e il riutilizzo delle acque depurate per la irrigazione dei campi. Chiunque continui a sostenere la tesi dell’Urmo con scarico a mare, oltretutto senza un propedeutico confronto con le popolazioni interessate, non può avere la nostra approvazione, pur essendo legittima la diversità di vedute».
Francesco Di Lauro, avvocato e ambientalista da sempre, ha invece lanciato una sottoscrizione: in pochi giorni sono stati raccolti oltre mille euro.
«Dopo aver cambiato spesso i progetti, ma mai il sito, il 15 aprile inizieranno i lavori del solo corpo centrale del depuratore, senza che vi sia alcuna previsione o indicazione del recapito finale di circa 10.000 mc di reflui al giorno» afferma Di Lauro. «Ciò nonostante le proteste, i sit-in, le petizioni di decine di migliaia di persone, scese più volte in piazza per far sentire la propria voce e chiedere soluzioni alternative, che pur esistono. I fondi raccolti serviranno per iniziative giudiziarie urgenti, in sede penale e civile, ma particolarmente innanzi al TAR (dove già pende un ricorso inoltrato due anni fa), per contrastare il tentativo di iniziare i lavori senza indicare alcuno scarico finale delle acque reflue».