«Il sentimento si esprime su un foglio bianco e con una penna. Su quel foglio si mettono a nudo le emozioni, si entra in contatto con la parte più intima del proprio essere. È questo che manca ai nostri ragazzi e noi adulti ci dobbiamo ritenere i primi responsabili perché non sappiamo creare le condizioni affinché ciò accada...»
«Quando gli adulti comprenderanno che i bambini, i ragazzi, gli adolescenti hanno bisogno di esempi? Hanno bisogno di essere ascoltati, di potersi esprimere, di guardarsi negli occhi con i propri compagni, di manifestare i loro sentimenti negativi e positivi.
Vi porto un esempio... Immaginiamo di entrare in una classe qualsiasi. Al suono della campanella gli alunni entrano nei loro banchi, gli insegnanti iniziano la loro lezione, c’è una pausa per la ricreazione e si riprende fino all’ultima ora. Ci sono i programmi da rispettare e da terminare...
Ci sono le prove Invalsi, motivo di stress e ansia per alunni e insegnanti; ci sono i progetti ai quali è importante partecipare per dare un lustro alla scuola partecipante, tutto si svolge in maniera frettolosa e meccanica e volano i mesi. Si arriva a fine anno scolastico e agli alunni non viene data la possibilità di potersi fermare per conoscere bene il proprio compagno, per comprendere ed accettare la diversità dell’altro, le origini, gli stati emotivi.
Da anni osservo queste dinamiche. E’ stata introdotta l’ora di Educazione civica, sarebbe stato utile inserire in quell’ora anche l’educazione alle emozioni e all’affettività. In queste ore frenetiche di attività didattiche gli allievi non hanno il tempo di scoprirsi, di comunicare, si possono creare incomprensioni con i compagni ma nessuno entra in punta di piedi nelle loro emozioni.
Confido sempre nella attenzione pedagogica degli insegnanti, anche se in ogni scuola ci dovrebbe essere un pedagogista, ma questa è utopia. Come sarebbe bello se in ogni scuola di ogni ordine e grado si dedicasse del tempo a far scrivere ai propri allievi una lettera indirizzata al proprio compagno, al proprio insegnante, all’amico o all’amica del cuore. Sarebbe bello che si dedicasse del tempo a scoprire e a scoprirsi con i propri compagni, a tenersi per mano, accogliere le paure, i bisogni dell’altro, comunicare emozioni.
Mi rendo conto che non possiamo tornare indietro, non possiamo eliminare la tecnologia ormai e parte integrante del nostro stile di vita, ma possiamo migliorare la qualità di vita con la prevenzione, la sensibilizzazione, l’azione. Ammettiamolo tutti che i gruppi wp tra ragazzi sono deleteri per la loro crescita e per la loro comunicazione, ma lo sono anche perché ne viene fatto un uso distorto, perché manca la figura di un adulto che li guidi ad un uso responsabile e di rispetto.
Parole scritte velocemente, accorciate senza sentimenti. Il sentimento si esprime su un foglio bianco e con una penna. Su quel foglio si mettono a nudo le emozioni, si entra in contatto con la parte più intima del proprio essere. È questo che manca ai nostri ragazzi e noi adulti ci dobbiamo ritenere i primi responsabili perché non sappiamo creare le condizioni affinché ciò accada... Ne siamo tutti consapevoli, ma non si accettano le proposte e le soluzioni pedagogiche per dare una svolta al mondo della scuola e per rendere migliore l’essenza e l’esistenza dei nostri ragazzi...».
Teodora Tiziana Rizzo
Pedagogista Mediatrice Familiare e Penale
Presidente Nazionale INAMEF