La scaletta degli interventi e la presentazione del progetto “Container Art” realizzato dai ragazzi della comunità guidati dall’artista Carmine Antonucci.
“Dalla parte della vita”.
La comunità Airone festeggia i trent’anni di attività a Manduria con un convegno pubblico che avrà luogo oggi (giovedì), nell’aula consiliare, partire dalle 17. I lavori saranno introdotti dai saluti delle autorità: il commissario straordinario del Comune di Manduria Luigi Scipioni, il responsabile dell’Ufficio di Piano dell’Ambito Territoriale 7 Raffaele Salamino, la direttrice del Dipartimento Dipendenze Patologiche Vincenza Ariano e il magistrato Giuseppe Tommasino.
Moderate dall’educatore della comunità Airone Umberto Costa, le relazioni di don Nino Borsci, presidente dell’associazione “Airone” onlus e direttore della Caritas di Taranto (“Trent’anni della Comunità Airone” il tema del suo intervento); di Immacolata Capogrosso, dirigente del Ser.D. di Manduria (“Integrazione Ser.D.-Comunità terapeutiche”), di Assunta Rossano, pedagogista della Comunità Airone (“Il lavoro educativo nel percorso comunitario”), di Antonio Gaetani, Commissario Capo della Polizia di Stato di Manduria (“L’attività di contrasto alle sostanze stupefacenti: profili amministrativi e penali”), di Maria Maddalena Dimagli, dirigente scolastica (“Colmare i vuoti”) e di Michelino Fistetto, preside in pensione (“I Templari e il teatro in Comunità”).
Nel corso della serata sarà presentato anche il progetto “Container Art” realizzato dai ragazzi della comunità guidati dall’artista Carmine Antonucci.
«L’arte come integrazione e riqualificazione e l’arte che dona nuova vita. Sono stati questi gli obiettivi del progetto “Container Art”» ci racconta Carmine Antonucci. «Attraverso il lavoro, l’impegno e la costanza, tutto può avere nuova vita. Lo abbiamo dimostrato con il container, posizionato nel giardino della comunità e utilizzato come deposito di attrezzi. L’idea è nata proprio osservando questo “grande contenitore “ deteriorato e dall’aspetto non gradevole, completamente scollegato dal contesto naturalistico che lo accoglieva. Era un pugno nell’occhio.
Ho avuto immediatamente l’idea di trasformarlo in un opera d’arte. Dipingendolo con un grande paesaggio, che lo integrasse nella natura circostante . Il risultato è stato proprio questo: una continuità tra il container e l’ambiente. Prima di procedere al lavoro vero e proprio pittorico, i ragazzi lo hanno sverniciato dalla vecchia vernice, ripulito dalla ruggine e ridipinto di bianco, per creare il fondo che accogliesse il dipinto. Un grande lavoro, che gli ha visti impegnati per 8 mesi, una volta a settimana per 2 ore».