domenica 24 novembre 2024


28/12/2008 16:59:31 - Manduria - Politica

 

Coup de theatre a getto continuo
L’errore tattico e politico sulla richiesta di revoca della carica di presidente del Consiglio a Gianni Vico
 
La maggioranza perde un altro pezzo (Piero Raimondo), ma schiva il rischio del voto a scrutinio segreto sulla richiesta di revoca della carica di presidente del Consiglio Comunale di Gianni Vico.
Non si può certamente dire che le sedute del Consiglio Comunale di Manduria possano annoiare qualcuno. Ogni momento può essere quello buono per un coup de theatre che stravolge anche le previsioni più ardite. E questo è accaduto anche nell’insolita seduta domenicale di ieri mattina.
La maggioranza era preannunciata nuovamente compatta: la doppia venuta a Manduria di Donato Pentassuglia sembrava aver congelato ogni problema, in attesa della verifica che si sarebbe dovuta aprire subito dopo le festività natalizie. Invece, in contrasto con l’ottimismo manifestato alla vigilia del Consiglio Comunale, ecco la dura presa di posizione di Piero Raimondo, esponente storico dei Ds (suo padre è stato l’ultimo consigliere regionale di Manduria), che saluta la maggioranza, ma non il partito (il Pd). Peraltro, fra gli addetti ai lavori, era già circolata la voce che Raimondo non avesse sottoscritto il documento di sostegno al sindaco Massaro e al presidente del Consiglio Vico.
E, poi, nonostante la serenità ostentata sino a ieri sul voto a scrutinio segreto relativo alla richiesta di revoca dall’incarico di presidente del Consiglio a Gianni Vico, ecco la scelta della maggioranza di non percorrere strade impervie e rischiose: meglio indurre la maggioranza a votare, a scrutinio palese, l’inammissibilità della richiesta perché non sono state ritenute “sufficienti le motivazioni tecniche poste alle sua base”. Una palese dimostrazione di scarsa fiducia sulla lealtà dei componenti della coalizione. Anche perchè la minoranza, che avrebbe potuto contare su un massimo di 15 voti (senza franchi tiratori), si era presentata in aula già con tre assenze e, poi, anche il consigliere dell’Italia dei Valori, Arcangelo Durante, aveva deciso di abbandonare i lavori. In definitiva l’opposizione poteva contare solo su 11 voti. Piero Raimondo, altresì, aveva già annunciato che si sarebbe astenuto. Di conseguenza, per poter sfiduciare Vico sarebbero occorsi ben cinque franchi tiratori. Eventualità sicuramente remota. Eppure la maggioranza ha preferito percorrere un’altra strada, benché avesse continuato ad ostentare serenità.
Le reazioni? La minoranza ha dato battaglia per tre ore e mezzo. A cominciare sulla regolarità della surroga di Stefania Epifani, ora assessore, con il primo dei non eletti della lista della Margherita, Luca Buccolieri.
«Non è possibile» ha tuonato Pietro Briganti, «che il consigliere che è in predicato di subentrare nel consesso risponda all'appello del segretario prima ancora che si sia votata la surroga».
Durante ha annunciato che inoltrerà una richiesta di essere ricevuto al Prefetto subito dopo le festività per far notare quelle che, a suo dire, sono delle anomalie che si registrano nel Consiglio di Manduria.
La maggioranza? Ha barcollato per un pò dopo il durissimo intervento di Raimondo. Poi, per bocca del segretario comunale, ha smentito le interpretazioni date alla legge sulle modalità di surroga ed ha contrattaccato. Anche se in ogni intervento non c’era più la baldanza di qualche seduta fa.
La consapevolezza di aver imboccato una strada senza ritorno è chiara.










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