In una nota ricorda l’iter burocratico che ha portato al progetto e alla scelta del sito, nonché le caratteristiche tecniche dell’impianto
«Il nuovo depuratore di Sava e Manduria è una scelta ponderata».
Aqp interviene per ricordare l’iter burocratico che ha portato al progetto e alla scelta del sito, nonché le caratteristiche tecniche dell’impianto.
«I depuratori sono impianti tecnologici in grado di ripulire con metodi naturali le acque che vengono utilizzate nelle abitazioni rendendole riutilizzabili per i più svariati usi. Il depuratore è un presidio socio sanitario; quando non è presente, i liquami vengono smaltiti tal quali nell’ambiente con gravi conseguenze sulla salute pubblica» la premessa di Aqp. « In quest’ottica, Acquedotto Pugliese sta realizzando un moderno impianto di depurazione per Sava e Manduria. Oggi l’abitato di Manduria è servito da un depuratore inadeguato che sversa in falda (attività vietata dalla normativa vigente) e l’abitato di Sava, invece, non è dotato di fogna dinamica.
Tecnicamente rappresenta, al netto di tutti i vincoli ambientali e paesaggistici dell’area circostante, l’ubicazione ottimale per servire oltre ai centri abitati di Sava e Manduria, anche le marine».
Aqp compie poi un salto a ritroso nel tempo.
«Il sito è stato individuato al termine di una intensa attività di screening (6 le alternative sottoposte ad analisi) che ha visto coinvolto il territorio. Con un documento congiunto del 2014 le Amministrazioni comunali di Manduria e Avetrana hanno condiviso formalmente il sito prescelto, condizionandolo all’abbandono della condotta sottomarina e proponendo un recapito sul suolo attraverso trincee disperdenti in località Masseria della Marina.
Si tratta di un impianto sicuro, progettato con presidi tecnologici e ridondanze tali da restituire esclusivamente acque trattate, di buona qualità, secondo gli standard massimi stabiliti dalla normativa vigente. Non è previsto alcuno scarico emergenziale di liquame bruto o anche solo parzialmente trattato.
Il depuratore risponde appieno all’obiettivo strategico e imprescindibile di riutilizzare il 100% dell’acqua trattata. In particolare, il progetto prevede il riuso per l’agricoltura, per la salvaguardia delle acque sotterranee e per usi civili (es. lavaggio della viabilità pubblica, come riserva antincendio). È previsto, in via teorica, il riutilizzo delle acque a beneficio del bacino di Torre Colimena con l’obiettivo di preservare e migliorare gli habitat presenti. Tale scelta risponde, altresì, all’esigenza normativa di prevedere comunque il rilascio delle acque in un corpo idrico superficiale. Il progetto rappresenta un’ipotesi offerta alla soluzione dei legittimi bisogni delle comunità interessate, da tempo attese».
(nella foto l'impianto di Porto Cesareo)