Il sindaco preferisce invitare Raimondo ad un chiarimento all’interno del partito
Francesco Massaro ha incassato il duro colpo che gli ha portato Piero Raimondo con classe. Ha preferito usare il fioretto per parare il colpo di sciabola di Raimondo. Forse perché ha intuito che, se non sarà possibile recuperare il rapporto con il nuovo dissidente, l’Amministrazione potrà avere autonomia solo sino all’approvazione del nuovo Bilancio, in primavera, quando, ovvero, serviranno almeno 16 voti.
«Questa Amministrazione è nata zoppa» ha esordito il sindaco Massaro. «Non è un mistero che già dopo le prime settimane avevo perso il sostegno di alcuni consiglieri. Non ho mai potuto contare su una coalizione solida. Ma voglio chiarire alcune cose. Non è vero che resisto perché sono attaccato alla sedia. Ho ascoltato delle cose che mi hanno creato dispiacere. Non sono stato io a scegliere la soluzione-Epifani in giunta. E’ stato il partito a sottoscriverla e a propormela già dal luglio scorso. Io ho invece tergiversato per capire quali altre alternative vi fossero. Ma questo punto potrà essere meglio chiarito all'interno del partito».
Massaro ha anche ricordato come, nel caso in cui la sua Amministrazione non completasse la legislatura, sarebbe la terza Amministrazione delle ultime quattro a non essere arrivata in fondo al mandato.
«Evidentemente c’è un malessere che non abita proprio in questa aula» ha affermato il sindaco Massaro. «Probabilmente arriva da fuori e finisce per influenzare chi siede qui. Azzoppate pure Massaro, dopo averlo fatto con Pecoraro e quindi con Calò. Io mi chiederei se conviene a qualcuno di noi abbandonare l’Amministrazione. Sto facendo tanto per far crescere la città. Le firme per la sfiducia si raccolgono quando qualcuno ruba o sta affondando la comunità amministrata. Mi aspetterei, invece, che qualcuno possa dire come si può fare meglio e di più. Quella si che sarebbe una bella pagina di politica».
Poi Massaro ha fatto riferimento ad una sentenza del Consiglio di Stato che legittima l’operato della maggioranza nella surroga di Stefania Epifani con Luca Buccolieri.
«Questa sentenza mi rende tranquillo» ha dichirato.
Poi ha chiuso il suo intervento ricordando che la gente valuterà tutto e tutti e non solo il sindaco.
«Io ho preso una città piena di debiti, con un alto livello di contenzioso, con le strade rotte e con le scuole cadenti. Sono riuscito a ripianare i debiti, ad assumere in mobilità, a far diventare il metano una certezza, a non perdere i finanziamenti per la zona industriale (fra due mesi consegniamo i lotti), a rendere sicure le scuole, a far decollare il Pug, a rivalutare San Pietro e a far partire la raccolta differenziata. Cose che ho elencato in 30 secondi, ma che abbiamo concretizzato in 3 anni e mezzo».