lunedì 25 novembre 2024


16/10/2019 18:33:47 - Salento - Attualità

Parla il capo dipartimento Vito Montanaro alle Asl: il resto d'Italia li usa per il 50%

L’impennata della spesa farmaceutica si è fermata. Ma ora bisogna cambiare di passo, aumentando l’appropriatezza prescrittiva e la penetrazione dei medicinali generici: che sono equivalenti e costano meno. Mettendo intorno al tavolo i direttori generali del Barese, ieri la Regione ha ricominciato a occuparsi del buco nero della sanità pugliese, la spesa per i farmaci che ogni anno si mangia l’equivalente di due medi ospedali: la Puglia è la seconda peggiore in Italia per il mancato rispetto del tetto previsto dalla legge.

Da gennaio a luglio, la spesa territoriale (le farmacie) è stata pari a 563 milioni di euro, praticamente la stessa del 2018. Ma con una dinamica interna che vede risparmi per le Asl di Brindisi, Bat, Lecce e Taranto e aumenti per tutte le altre. Ieri il capo dipartimento Vito Montanaro ha incontrato i direttori generali di Asl, Policlinico e dei due Irccs del Barese per quello che ha definito «l’attacco finale al problema».

I tecnici dell’assessorato hanno preso a riferimento tutte le delibere emanate dalla giunta regionale negli ultimi due anni per limitare la spesa inappropriata. E hanno analizzato ogni singolo principio attivo per mostrare ciò che avviene a livello nazionale e ciò che accade in Puglia. La differenza principale è il tasso di utilizzo dei farmaci generici, che è estremamente basso e che in alcuni casi porta a squilibri di spesa non giustificabili. Un esempio può essere l’Adalimumab, un biologico che si usa ad esempio per alleviare i dolori dell’artrite: la media nazionale vede per il 58% l’utilizzo del farmaco «originator» (un trattamento costa 12mila euro l’anno) e per il 42% del biosimilare (2-3mila euro) farmaco per la reumatologia, gastro e derma). In Puglia il biosimilare è al 5%.

Di esempi simili ce ne sono molte decine. L’analisi sui dati di Edotto ha consentito alla Regione di consegnare alle Asl prospetti molto precisi, a livello di singolo reparto. Ciò che accade, ad esempio, è che lo specialista utilizzi il farmaco generico durante il ricovero ma che poi indichi il «griffato» nel piano terapeutico che poi viene trascritto sulle ricette e portato in farmacia.

«Nessuno vuole colpevolizzare il medico - spiega Montanaro -. Piuttosto è necessaria una azione di confronto con le Asl e le direzioni delle farmacie territoriali. Siamo secondi in Italia per la spesa perché siamo ancora lontani sui livelli di prescrizione del generico: su questo è iniziato un percorso importante. Ai direttori generali chiediamo di applicare con attenzione le delibere di giunta degli ultimi due anni, in una azione di confronto continuo tra le direzioni farmaceutiche e i medici prescrittori per invitarli a utilizzare le molecole generiche sia in reparto che alla dimissione».











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