lunedì 23 dicembre 2024


01/02/2010 09:08:57 - Manduria - Cultura

La shoah tra passato e futuro: i bambini della scuola Don Bosco ricordano altri bambini

Il 27 gennaio, Giorno della Memoria, sfodera il meglio delle iniziative per ricordare lo sterminio degli ebrei, tutte egualmente valide e meritevoli di essere sottolineate. Ma quelle che hanno come protagonisti i bambini, che notoriamente riescono a cogliere in un lampo, ciò che gli adulti disperdono nei troppi ma o se, che spesso non approdano mai a nulla di concreto, meritano la precedenza. Ciò per la capacità unica, tipica dell’infanzia di captare l’essenzialità, lo spessore e la tridimensionalità delle situazioni, specie quando in campo ci sono in ballo le emozioni, e quelle vere!.. In nome e per conto di quello straordinario carpe diem funzionale ad ogni situazione li riguardi. Un coro di bambini, dunque, per parlare soprattutto di bambini, quello organizzato a puntino per ricordare la Shoah da parte dei piccoli protagonisti del II Circolo “Don Bosco” che nell’austera, storica, elegante e rappresentativa aula consiliare del Comune di Manduria hanno dispensato emozioni alla folta platea degli intervenuti costituita da autorità, genitori, insegnanti, parenti, alla stampa invitata, ai rappresentanti delle associazioni di Manduria, dall’A.N.S.I, all’Ass. Nazionale Ex Combattenti e Reduci, per finire con Ass. Ex Bersaglieri di Taranto, rappresentate dai rispettivi presidenti, segno di concorde coralità nel denunciare le vittime non solo dell’Olocausto,  ma di tutti i pregiudizi.
L’iniziativa, appendice del progetto di continuità didattica “Nel ricordo inneggiamo alla pace” , rientra nell’ampliamento dell’offerta formativa del Circolo Don Bosco riservato agli alunni di 5 anni della scuola dell'infanzia ed alle classi quinte della scuola primaria, e si pone l’obiettivo, oltre che di infondere nuovo valore e linfa alla Giornata della Memoria, anche di sensibilizzare gli alunni alla tolleranza, all’accoglienza ed alla solidarietà tra gli uomini, tra i popoli e le varie razza per dimostrare, che “seppur nelle difficoltà che sta attraversando” - come ha detto il dirigente scolastico prof. Vincenzo Sportillo -, cui è spettato il gradito onore di accogliere gli intervenuti, “la scuola italiana sa adeguarsi ai tempi rispondendo con vigore alle necessità di una nazione in cui l’istituzione scolastica sa educare alla comunione tra i popoli, perché i piccoli hanno il tempo e le possibilità di far cambiare lo stato delle cose, in quanto depositari di quell’entusiasmo che oppone partecipazione attiva e concreta all’immobilismo degli adulti”.
Ma le parole del dirigente, che come spesso accade, sono il sunto di un ruolo paterno più che istituzionale, che sa fare sintesi sulla propria azione educativa, specie 
quando assicura questi risultati. Parole che si confondono tra gli slogan degli alunni, in
netto contrasto, ma non per questo meno apprezzabili, con lo stile rigoroso della sala consiliare e sono un inno alla pace declinata in tutte le sue forme: “una promessa di pace genera speranza, la memoria del passato serve ad aiutarci a costruire il futuro, occhio per occhio il mondo diventa cieco, nessuna civiltà potrà considerarsi tale se cercherà di prevalere sulle altre”. Questi solo alcuni degli striscioni che facevano da contorno al coro dai piccoli cappellini verdi, che invece di nascondere l’innocenza dei suoi cantori l’hanno esaltata sino a renderla la principale protagonista.
La solenne Preghiera del Soldato, inno alla fede di tutti i  militari, letta dal presidente dell’ANSI, sign. Girolamo Libardi, apre ufficialmente la manifestazione, commuovendo già da sola. Fanno seguito le note del Treno della pace che ha le ruote, corredato del suo onomatopeico ciuf ciuf, che annuncia  un carico di speranza e non di morte, dell’ultimo successo di Povia, Non basta un sorriso.
Particolarmente toccante il momento in cui gli alunni, con i loro insegnanti, hanno intonato l’Italico Inno Nazionale, cantato non in versione short, ma per intero, con fare fiero di una mano sul petto e relativa standing ovation, che ha coinvolto gli astanti con lacrima al seguito, espressione dell’emotività formato gigante che prende ogni genitore alla vista del figlio.
Le mitiche parole della canzone di John Lennon “Imagine”, rimarcate dai caratteri cubitali di uno striscione “You will join us and the world will live as one” sono state il leit motif dell’intera serata, che hanno contribuito a dare maggiore senso alle parole delle autorità intervenute, il commissario prefettizio Giovanni D’Onofrio, il provveditore agli studi di Taranto, prof. Pietro Dinoi, portavoce dei saluti dell’intera comunità scolastica della sua provincia.
Entrambi unanimi nel condannare la tragedia della Shoah, ammirati dal vedere la compostezza degli occupanti gli scranni segno, di un futuro su cui investire.
Il provveditore ha parlato dei “martiri inconsapevoli dell'Olocausto”, partiti dal binario 21 della stazione di Milano il 30 gennaio 1944, un carico di morte costato la vita a circa 1000 anime e di cui solo alcuni han fatto ritorno dai campi di sterminio di Auschwitz e Mauthausen, tra cui Elisa Springer. Scomparsa da poco tempo, ha speso la sua esistenza a mostrare la sua matricola per raccontare l’orrore dei lager, sfidando nei fatti
ogni negazionismo.
Il provveditore ha sottolineato “l’importanza di discipline quali l’Educazione alla Cittadinanza ed alla Costituzione quale strumento imprescindibile per educare le nuove generazioni alla comprensione dei tragici eventi del passato”.
Significativo anche l’intervento del commissario prefettizio, che ha parlato “di luce splendente delle anime degli ebrei nella più oscura delle notti” e di “futuro legato al suo passato per denunciare che la violenza genera altra violenza, senza vinti né vincitori per ricordare un pagina su cui non può e non deve scendere il silenzio”.
Il suono di un tromba che intona le note del “Silenzio” sprofonda nella riflessione l’intera assemblea e chiude la manifestazione.
Nel colpo d’occhio di un’inquadratura a campo totale e lungo, anzi lunghissimo dell’intera aula consiliare veniva così riproposta una parabola al contrario di un evento drammatico, in cui l’immagine degli striscioni colorati, dell’allegria, dell’innocenza dei bambini con il suo carico di umanità diventava il volto speculare di un’immagine diversa, in cui quelle stesse emozioni venivano soffocate dall’oscurità dei campi di sterminio, in cui i grembiuli, le trecce con i nastri, i cappottini cuciti in altri tempi dalle mamme, le foto che ritraevano i volti sereni di famiglie e bambini avvolti dalle tenere cure dei genitori, ormai ingiallite col tempo, mai più reclamate come mai più rivendicate sono stati i diritti ad una vita cui sarebbero state legate sono finiti in cenere insieme alle braccia delle famiglie smembrate disperse nel fumo dei forni crematori, sospese per sempre nel tempo e con gli occhi puntati  verso i carnefici.
E mentre lo scrivente guardava ammirato i bambini della scuola in fila con i loro insegnati, gli è sembrato ad un certo punto di vedere le file dei bambini dei lager andare verso la morte, così come carico di un significato diverso gli è apparso l’incontro di ogni genitore con i propri figli che per un attimo hanno forse provato il terrore di non vederli più.
Grazie bambini perché, facendo ritorno a casa, nel riabbracciare i miei nipoti, ho provato la sensazione di abbracciare tutti i bambini di Auschwitz.

Mimmo Palummieri
 










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