martedì 26 novembre 2024


28/10/2019 10:48:52 - Manduria - Attualità

Tiziano Pignataro, 22 anni, il 10 settembre del 2016 è rimasto coinvolto in un incidente stradale. La risalita è stata dura, tra amici che se ne andavano e obiettivi che sono cambiati. Ma oggi dalla sua sedia a rotelle guarda al futuro e soprattutto all'università che ha iniziato. «Se penso alla laurea mi viene la pelle d’oca»

di Raffaele Nappi

 

“Non ricordo nulla: so solo che sono stato in coma. Quando mi sono svegliato erano passati due mesi”. Tiziano neanche doveva andare al lavoro quel giorno. L’avevano chiamato per una serata extra, e lui non ha saputo dire di no. Due giorni dopo sarebbe partito per Perugia, dove avrebbe cominciato gli studi all’università. Ventidue anni, pugliese, Tiziano Pignataro (a sinistra nella foto. Alla sua destra il fratello) il 10 settembre del 2016 è rimasto coinvolto in un incidente stradale: erano le 17, stava andando verso un locale della zona per mettere da parte qualcosa prima del trasferimento, e all’improvviso è uscito di carreggiata. Tiziano rimane 52 giorni in coma, in ospedale: passano sei mesi senza che riacquisti capacità cognitive. Da allora la sua vita “è stata stravolta”, racconta. La risalita è stata dura. Ma lui, oggi, sogna di ricominciare proprio dal momento in cui tutto si era interrotto: “D’altronde ho tutta la vita davanti”, sorride.

Durante gli anni della maturità Tiziano lavora come barman: “Facevo anche 12 ore di fila dietro al bancone, mi piaceva”, ricorda. Dopo il diploma all’istituto tecnico di Manduria nell’indirizzo turismo, la voglia di continuare la propria strada in un’altra città. Poi, l’incidente. Ci sono voluti due anni per tornare dall’ospedale a casa. “Da quel giorno niente è più come prima. Neanche bere un bicchier d’acqua”, racconta lui. Il mondo, oggi, Tiziano lo guarda dall’altezza della sua ‘fenice’, la sedia a rotelle che lo accompagna praticamente ovunque. Dopo l’incidente in tanti se ne sono andati: la fidanzata, alcuni amici. Ma Tiziano non è tipo da piangersi addosso. “I professori, ad esempio, mi sono stati vicino – ricorda –. Sono stati i primi a crederci perché io ho sempre mostrato loro che la vita va affrontata con forza, serietà e responsabilità”. Ora gli obiettivi sono cambiati. Il primo, il più grande, è cercare di essere più autonomo, in tutto: “Mi piacerebbe, un giorno, non dire grazie – spiega Tiziano –. La mia forza fisica è minore. Il messaggio che voglio rivolgere a tutti, però, è di amare se stessi più di ogni altra cosa al mondo. Ed è difficile, credimi – continua –. Soprattutto quando ti svegli al mattino e non riesci neanche ad alzarti dal letto”.

Tiziano passa le giornate tra musica, fisioterapia privata, letture di Bukowski, lezioni di logopedia e un giro in klick (un motorino che si aggancia alla sedia a rotelle). Di sera, invece, in centro a Manduria in compagnia di suo fratello: “È lui il mio miglior amico”, sorride. Il giovane pugliese è costretto spesso a fare i conti con l’inciviltà dei suoi concittadini: “Il Sud Italia è un posto meraviglioso, stupendo, ma purtroppo non è adatto a tutti. Ed io credo che oltre alla mia famiglia ci siano poche cose che possano aiutarmi ad affrontare questa grande sfida – racconta Tiziano –. Lo Stato potrebbe e dovrebbe fare di più. Non solo aiutando gli esperti, i dottori e gli scienziati che studiano nello specifico il midollo spinale, oggi ancora così sconosciuto. – continua –. Nel mio paesino, ad esempio, manca una struttura adeguata dove fare idroterapia. Qualcuno dovrebbe pensarci”.

Questo è solo uno dei tanti motivi che ha spinto Tiziano a pensare concretamente di andare via dalla sua regione: “L’abbiamo immaginato, lo confesso, con tutta la mia famiglia: se oggi volessi fare una passeggiata in centro non esisterebbe una rampa adatta alla mia carrozzina, le macchine ci sfiorerebbero lunga la carreggiata, i posti per i disabili sarebbero occupati da chi non ne ha diritto o chi sfrutta i tagliandi dei nonni, degli zii, dei parenti lontani”. A volte qualcuno parcheggia addirittura sulla sua rampa di casa, impedendogli di rientrare: “Per questo non ci sono parole, è mancanza di civiltà e rispetto. E mi viene voglia di andare via, subito, in un paese più civile”.

“Non ricordo nulla: so solo che sono stato in coma. Quando mi sono svegliato erano passati due mesi”. Tiziano neanche doveva andare al lavoro quel giorno. L’avevano chiamato per una serata extra, e lui non ha saputo dire di no. Due giorni dopo sarebbe partito per Perugia, dove avrebbe cominciato gli studi all’università. Ventidue anni, pugliese, Tiziano Pignataro (a sinistra nella foto. Alla sua destra il fratello) il 10 settembre del 2016 è rimasto coinvolto in un incidente stradale: erano le 17, stava andando verso un locale della zona per mettere da parte qualcosa prima del trasferimento, e all’improvviso è uscito di carreggiata. Tiziano rimane 52 giorni in coma, in ospedale: passano sei mesi senza che riacquisti capacità cognitive. Da allora la sua vita “è stata stravolta”, racconta. La risalita è stata dura. Ma lui, oggi, sogna di ricominciare proprio dal momento in cui tutto si era interrotto: “D’altronde ho tutta la vita davanti”, sorride.

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Durante gli anni della maturità Tiziano lavora come barman: “Facevo anche 12 ore di fila dietro al bancone, mi piaceva”, ricorda. Dopo il diploma all’istituto tecnico di Manduria nell’indirizzo turismo, la voglia di continuare la propria strada in un’altra città. Poi, l’incidente. Ci sono voluti due anni per tornare dall’ospedale a casa. “Da quel giorno niente è più come prima. Neanche bere un bicchier d’acqua”, racconta lui. Il mondo, oggi, Tiziano lo guarda dall’altezza della sua ‘fenice’, la sedia a rotelle che lo accompagna praticamente ovunque. Dopo l’incidente in tanti se ne sono andati: la fidanzata, alcuni amici. Ma Tiziano non è tipo da piangersi addosso. “I professori, ad esempio, mi sono stati vicino – ricorda –. Sono stati i primi a crederci perché io ho sempre mostrato loro che la vita va affrontata con forza, serietà e responsabilità”. Ora gli obiettivi sono cambiati. Il primo, il più grande, è cercare di essere più autonomo, in tutto: “Mi piacerebbe, un giorno, non dire grazie – spiega Tiziano –. La mia forza fisica è minore. Il messaggio che voglio rivolgere a tutti, però, è di amare se stessi più di ogni altra cosa al mondo. Ed è difficile, credimi – continua –. Soprattutto quando ti svegli al mattino e non riesci neanche ad alzarti dal letto”.

Tiziano passa le giornate tra musica, fisioterapia privata, letture di Bukowski, lezioni di logopedia e un giro in klick (un motorino che si aggancia alla sedia a rotelle). Di sera, invece, in centro a Manduria in compagnia di suo fratello: “È lui il mio miglior amico”, sorride. Il giovane pugliese è costretto spesso a fare i conti con l’inciviltà dei suoi concittadini: “Il Sud Italia è un posto meraviglioso, stupendo, ma purtroppo non è adatto a tutti. Ed io credo che oltre alla mia famiglia ci siano poche cose che possano aiutarmi ad affrontare questa grande sfida – racconta Tiziano –. Lo Stato potrebbe e dovrebbe fare di più. Non solo aiutando gli esperti, i dottori e gli scienziati che studiano nello specifico il midollo spinale, oggi ancora così sconosciuto. – continua –. Nel mio paesino, ad esempio, manca una struttura adeguata dove fare idroterapia. Qualcuno dovrebbe pensarci”.

Questo è solo uno dei tanti motivi che ha spinto Tiziano a pensare concretamente di andare via dalla sua regione: “L’abbiamo immaginato, lo confesso, con tutta la mia famiglia: se oggi volessi fare una passeggiata in centro non esisterebbe una rampa adatta alla mia carrozzina, le macchine ci sfiorerebbero lunga la carreggiata, i posti per i disabili sarebbero occupati da chi non ne ha diritto o chi sfrutta i tagliandi dei nonni, degli zii, dei parenti lontani”. A volte qualcuno parcheggia addirittura sulla sua rampa di casa, impedendogli di rientrare: “Per questo non ci sono parole, è mancanza di civiltà e rispetto. E mi viene voglia di andare via, subito, in un paese più civile”.

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Se gli chiedi del futuro Tiziano ti risponde senza pensarci troppo: “Non voglio essere miliardario, né il ragazzo più bello al mondo – sorride timidamente –. Vorrei solo avere quell’autonomia che mi permetteva di cucinare, stirare, spazzare per terra, lavare le stoviglie, uscire da solo e non essere costretto a chiedere aiuto a qualcuno”. Subito dopo l’estate per Tiziano è tempo di ripartire, con un obiettivo ben preciso. Si è iscritto al corso di laurea in economia del turismo a Lecce, “la stessa facoltà che avrei dovuto frequentare prima dell’incidente”, precisa lui. E Tiziano è entusiasta dell’università: “Sogno il giorno della mia laurea. Se ci penso ho già la pelle d’oca. So che devo essere ottimista – conclude –. Ho solo 22 anni, e il meglio deve ancora venire”.

 

L’articolo è stato pubblicato sull’edizione di ieri de “Il fatto quotidiano” (https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/10/27/sono-stato-per-52-giorni-in-coma-oggi-sogno-di-laurearmi-e-sento-di-avere-tutta-la-vita-davanti/5525547/?fbclid=IwAR055QhDA0ANesPsZjREOgtOsl_DW7xYuDL2K3_0NhQzXxiM9atKZCs2Y04)

Lo ripubblichiamo su Manduria Oggi per gentile concessione dell’autore dell’articolo Raffaele Nappi, che ringraziamo.

 











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