Ecco una sua testimonianza
«La mia storia, di Uomo, padre, atleta e Colonnello del Ruolo d’Onore, suscita emozioni e pensieri di sorpresa, ammirazione, fiducia, inoltre sollecita ed incoraggia chi si è dovuto fermare, ed invita alla risalita chi si era arreso al dolore.
Ovunque io porti il docu-film che racconta la mia storia, vedo spettatori commossi e sguardi senza parole.
Gli apprezzamenti e i complimenti sono per l’Uomo, per il profondo rispetto mostrato e dimostrato per l'uniforme, mia seconda pelle, ma anche per il modo in cui sono capace di presentare, onorando l’Esercito Italiano, il Ruolo d’Onore a cui appartengo, ed essere in grado di fare emergere i valori che rappresento.
Sempre vivo il ricordo di coloro che hanno perso la vita nell'adempimento del dovere, senza tralasciare l'importante attività del Ministero della Difesa finalizzata a sostenere chi, come me, ha riportato disabilità permanenti, nel proseguimento della vita, anche lavorativa, nonostante i gravi danni psico-fisici riportati.
Tra le attività di sostegno, ruolo fondamentale assume lo SPORT PARALIMPICO.
Esso è universalmente riconosciuto "STRUMENTO DETERMINANTE" per affrontare le menomazioni, le disabilità e i danni psichici derivanti dal servizio reso con onore e nobile senso del dovere.
Non è un caso che la mia storia di vita susciti tanto interesse, attenzione ed ammirazione ovunque, come accaduto anche negli Stati Uniti, non solo in ragione dell’aspetto umano in essa racchiuso, ma anche per il forte messaggio motivazionale che riesce a trasmettere in ogni occasione e in ogni contesto.
Oltre ad essere stato encomiato in zona di operazione (Sarajevo, 2 luglio 1996) per aver dato lustro all’Esercito Italiano ed all’Italia intera in un contesto internazionale, mi sono sempre distinto anche come atleta di altissimo livello, vincendo, tra l’altro, due medaglie d’oro in Coppa del Mondo di ciclismo paralimpico e tre medaglie d’oro agli Invictus Games, negli Stati Uniti d’America, a Orlando, in Florida nel 2016.
Tutta la mia vita è testimonianza di RESILIENZA, CORAGGIO e DETERMINAZIONE, qualità e risorse essenziali per rialzarsi ed essere d’esempio ogni qualvolta le avversità sembrano coincidere con la fine della vita.
Le mie condizioni di salute, a causa delle patologie multiorgano contratte durante la missione internazionale di Pace in Bosnia,
sono notoriamente gravi, ma continuo a servire lo Stato, a combattere per vivere e portare avanti missioni importanti, nonostante tutto.
Tutti mi riconoscono un grande coraggio nell’affrontare le pesantissime cure quotidiane che mi accompagneranno fino alla fine dei miei giorni, e questa determinazione suscita profonda ammirazione, non soltanto tra i militari, ma ancor più tra la gente comune.
La mia è testimonianza di vita, di chi non si è arreso alla malattia, anzi ha trovato nello sport un valido strumento per contrastarla, oltre che per tornare a vivere, a vincere medaglie e a dare ancora lustro all’Italia, in ambito sportivo e militare.
Proprio per l'attività sportiva svolta e l'importante ruolo sociale, mi è stato assegnato il premio “Oscar dello sport e della cultura 2018” per la sezione Etica Sportiva.
Questo premio onora coloro che si sono distinti nel diffondere i valori propri dello sport, quali l’impegno, l’aggregazione, l’amicizia, la solidarietà ed il coraggio.
Le mie dichiarazioni, in ogni occasione, sono precise e dimostrano il mio fermo attaccamento alla Divisa, allo Sport e alla Famiglia.
Quando possibile, al mio fianco, mia figlia Francesca, di 14 anni, e mio figlio Andrea, di 11, che sono il vero motore della mia RESILIENZA.
Quel dono, la RESILIENZA, che mi permette di perseguire i miei obiettivi nonostante i continui “NO”, le sconfitte, e gli inevitabili contrattempi della vita; quella folle razionalità che mi fa rialzare per la centesima volta, consapevole che prima o poi raggiungerò il mio obiettivo; quella capacità di ristrutturare i fallimenti, considerandoli inevitabili tappe verso il successo.
La RESILIENZA che arriva prepotente durante e dopo gli obiettivi prefissati: durante, quando occorre attingere a tutte le risorse fisiche e mentali per fare quell’ultimo miglio che divide dal traguardo, dopo, quando bisogna affrontare una momentanea sconfitta, dimostrando di essere in grado di risollevarsi, di rialzarsi ancora una volta, per sé stessi e per gli altri».
Colonnello del Ruolo d’Onore
Carlo Calcagni