Mimmo Breccia (Manduria Noscia): «A distanza di un anno dalla tromba d’aria, si affrontano le emergenze con l’improvvisazione»
Nell’area orientale della provincia è l’ora della stima dei danni generati, fra lunedì e mercoledì, dai temporali e dai forti venti di burrasca.
Oltre ai danni arrecati dalla furia del mare in tempesta (interi tratti di spiaggia sono stati risucchiati dalle onde: non esiste più sabbia e l’acqua lambisce le abitazioni più vicine alla costa), ieri mattina, alla riapertura delle scuole, si è appreso che una parte del tetto della palestra coperta del liceo scientifico “Galilei” di Manduria ha ceduto. Chiaramente, in attesa che la Provincia intervenga per effettuare i lavori di ripristino, l’uso della struttura è stato momentaneamente inibito.
Le scuole di Manduria sono state fra gli edifici più penalizzati. Un albero è caduto sul cancello di ingresso dell’istituto agrario; un altro albero sulla copertura del parcheggio esterno creato nell’area del liceo classico “De Sanctis” una volta utilizzata come palestra scoperta; sono caduti anche alcuni alberi dell’area esterna dell’istituto “Einaudi”.
Fra i beni storici e monumentali, notizie poco positive arrivano da Torre Colimena. La torre d’avvistamento della località turistica di Manduria, fra le meglio conservate di tutta la litoranea jonica, ha subito dei danni dalla mareggiata. Non dovrebbe esserci un pericolo di crollo imminente, ma sicuramente necessita un intervento di consolidamento.
Sull’ondata di maltempo interviene anche il fondatore e leader di “Manduria Noscia”, Mimmo Breccia.
«Ora che l’emergenza è quasi rientrata (per fortuna anche questa volta siamo stati fortunati nel non dover piangere delle vittime), le domande che ci poniamo sono inevitabili!» afferma Breccia. «Anche questa volta i volontari erano allo sbando, senza alcun coordinamento, senza un responsabile per l’emergenza, procedendo ad intuito o per segnalazioni pervenute per vie traverse!
Cosa è cambiato da un anno a questa parte? Come si sono organizzati gli enti preposti per affrontare le sempre più frequenti calamità naturali? Perché non esiste ancora un piano di sicurezza comunale? Perché non abbiamo ancora un C.O.C. così come previsto dalle leggi vigenti? E’ stata fatta la giusta manutenzione al verde pubblico (ben pagata all’azienda appaltatrice...) per evitare ciò che è successo un anno fa e si è ripetuto anche ora?
Dimenticheranno anche questa volta di fare richiesta per un eventuale risarcimento danni dovuto allo stato di calamità?
Sbagliare, in certi casi, è da incoscienti. Perseverare è da imbecilli!».