lunedì 25 novembre 2024


08/02/2020 12:46:07 - Manduria - Attualità

Il vecchio municipio fu un convento degli Scolopi, in cui aveva lavorato, fra gli altri, l’architetto dell’Ordine fra’ Benedetto Margherito (o Margarito); la nuova sede si trova proprio in via Fra Benedetto Margherito

 

Un filo rosso sembra legare il vecchio municipio con la struttura inaugurata pochi giorni fa. Il vecchio municipio fu un convento degli Scolopi, in cui aveva lavorato, fra gli altri, l’architetto dell’Ordine fra’ Benedetto Margherito (o Margarito); la nuova sede si trova proprio in via Fra Benedetto Margherito.

Sembrerebbe insomma che gli scolopi non vogliano staccare il loro nome dal Comune… Forse un segno affinchè la vecchia sede (quella di piazza Garibaldi), sia recuperata e, con essa, lo splendido salone con le pitture murali di Ettore Marzo?

Si tratta di un unicum in tutta la provincia, che merita la massima attenzione.

Vi proponiamo uno stralcio dell’ articolo del cultore di storia locale Giuseppe Pio Capogrosso sulla figura di fra’ Benedetto di San Nicolò, al secolo Benedetto Margarito (o Margherito), pubblicato da Manduria Oggi il 29 settembre del 2015.

 

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Tra gli elementi che accomunano due centri geograficamente distanti come Manduria e la città laziale di Alatri, Alatri, oltre alle mura ciclopiche, testimonianza di civiltà italiche preromane (quella messapica in un caso e, nell’altro, quella ernica), vi è la figura di un religioso scolopio che prestò la sua opera di valente architetto in entrambe le località ed ebbe i natali nella nostra cittadina.

Si tratta di fra’ Benedetto di San Nicolò, al secolo Benedetto Margarito (o Margherito), nato a Casalnuovo (Manduria), che il Librone Magno delle famiglie mandurine, alla colonna 670, indica come figlio di Gregorio e Domenica Covello di Pietro, primo di cinque figli (gli altri sono: Lucia, Solerzio, Filippo e Bonaventura) per il quale riporta l’annotazione: “Religioso converso scuolopio”.

Il merito di avere riscoperto e tolto dall’oblio il nome di questo eccellente architetto va alla studiosa Vita Basile che, sebbene sembri ignorare le origini mandurine del frate, ne ha però ampiamente illustrato l’attività in una sua interessantissima opera dedicata al feudo della famiglia Imperiale, descrivendo il contributo dato dallo stesso allo svecchiamento ed all’innovazione dei linguaggi artistici ed architettonici presenti nel territorio governato dalla nobile casata genovese.

Sembra infatti certo che il frate Benedetto abbia fornito la propria opera di progettista e direttore dei lavori, su incarico degli Imperiale, in importanti cantieri della nostra zona.

Tra questi occorre citare, innanzitutto, quello della Collegiata di Francavilla Fontana (Chiesa Madre dedicata a S.Maria della Fontana) nel quale contribuì alla riedificazione della costruzione avvenuta negli anni 1743-1759, sulle rovine della precedente distrutta dal terremoto del 1743. La notizia della presenza del frate, insieme al maestro muratore mandurino Giuseppe di Lauro, nel cantiere della Collegiata di Francavilla è riportata dallo storico locale Pietro Palumbo: “A questo inconveniente andò incontro un architetto napolitano che disegnò per volontà del Principe la nostra Chiesa. Lontano , senza alcuna conoscenza del logo, tratteggiò a capriccio , se pure non copiò da qualche manuale d' Architettura un frontespìzio alto, maestoso atto a star bene in una piazza, ma non lungo una strada non ampia ma delle più anguste, fiancheggiata da due altre stradelle angustissime e fangose. Né potevasi scegliersi altro luogo, era qui che si scoperse l’immagine miracolosa conservata per tre secoli. Che all'Artista fossero mancati questi suggerimenti o che non 1' avesse ascoltato prevedendo che il luogo si sarebbe allargato dopo qualche tempo il certo è che Giuseppe di Lauro e Fra Benedetto delle Scuole Pie eseguirono il disegno venuto da Napoli”.

Sempre nello stesso centro, si occupò della progettazione e dell’edificazione della cupola della chiesa di S.Sebastiano

A Massafra, feudo acquistato dagli Imperiale nel 1636, l’architetto mandurino progettò il convento e, presumibilmente, la chiesa delle Benedettine e ne diresse i lavori, mentre pare che abbia partecipato anche ai lavori per la costruzione della chiesa e del convento degli Agostiniani.

A Manduria (Casalnuovo) sua patria, il frate prese parte al completamento della fabbrica della chiesa e del convento del suo ordine (Chiesa delle Scuole Pie o dei Santi Pietro e Paolo, attualmente Madonna del Carmine) e, ancora, progettò e realizzò la facciata della chiesa delle Benedettine (S.Benedetto) che, stilisticamente, richiama quella di Massafra. Inoltre, pare che abbia anche operato nel cantiere del nuovo palazzo della famiglia feudataria (Palazzo Imperiale).

Rilevante è comunque il fatto che si deve all’opera di questo brillante architetto l’effetto di avere favorito l’introduzione di nuovi stili e motivi architettonici che produssero una rottura con la tradizione del barocco leccese, il quale, invece, venne a perpetuarsi nel resto della provincia di Terra d’Otranto.

In tal modo, si delineò la particolarità degli stili architettonici presenti a Manduria (e negli altri centri del feudo della famiglia Imperiale), i quali si contraddistinguono, rispetto alle altre località del Salento, per le loro peculiarità: a ciò, senz’altro, contribuì l’apporto di nuovi linguaggi, appresi dal frate scolopio con la frequentazione degli ambienti romano (specificamente quello borrominiano) e napoletano.

Sempre il citato frate Benedetto avrebbe operato in diversi altri centri italiani tra cui: Scanno, Posillipo, Gaeta, Caravaggio, Pieve, Castelnuovo di Farfa, Benevento.

Ma una delle opere più rilevanti del frate architetto è quella che egli realizzò per la cittadina laziale di Alatri (Frosinone), ossia la chiesa degli Scolopi.

L’edificio sacro, da lui progettato di sana pianta, fu realizzato tra il 1734 e il 1745 ed è dedicato allo Sposalizio della Vergine. Realizzato in travertino romano riprende e reinterpreta autonomamente motivi borrominiani, con una facciata ripartita su due piani delimitati ai lati da doppie paraste di ordine tuscanico, timpano mistilineo, unico portale centrale e finestrone sovrastante. Due sezioni laterali, con quattro finestre ciascuna in sequenza verticale, completano il prospetto, mentre la pianta dell’interno è a croce greca, con cupola impostata all’incrocio dei due bracci.

Tale capolavoro architettonico dovuto al genio creativo dell’architetto mandurino, ha sempre suscitato, in varie epoche, l’interesse e l’apprezzamento di molti studiosi.

Infine va detto che, a seguito di miei personali approfondimenti ho appurato che il frate calasanziano avrebbe operato anche in Napoli, nella Chiesa e nel collegio di S.Maria del Caravaggio, complesso già appartenuto all’ordine dei Barnabiti e poi passato agli Scolopi, dove “dopo il sisma del 1732 si resero necessari lavori di consolidamento, condotti probabilmente dal padre architetto Benedetto Margariti”.

E’ questa la chiesa a pianta ellittica, edificata tra il 1716 e il 1728, che la storiografia napoletana attribuisce al più celebre Giovan Battista Nauclerio, ma che ricerche condotte nell’archivio generalizio di S.Pantaleo, degli Scolopi, riconducono all’opera di un architetto dell’ordine, presumibilmente il noto fra’ Vito di S.Giovanni (al secolo Vito di Tonno) che fu l’artefice del progetto della nostra chiesa delle Scuole Pie. Al completamento della chiesa mandurina, caratterizzata da una pianta ovale simile a quella napoletana, come già detto lavorò anche il nostro frate Benedetto.

 

Giuseppe Pio Capogrosso











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