Vi proponiamo un nuovo elaborato scritto da una studentessa dell’istituto comprensivo “Francesco Prudenzano”
A scuola, attraverso un collegamento Skype, abbiamo avuto l’onore e il piacere di intervistare il giornalista e scrittore italiano Paolo Borrometi, che ci ha raccontato la propria storia e l’avventura che ha vissuto combattendo la mafia.
Paolo inizia dalle origini, raccontandoci che il proprio amore per il giornalismo è nato fin da piccolo, quando aveva quattordici anni, tra i banchi del liceo classico, l’istituto superiore che ha frequentato. Ci racconta anche con nostalgia la sua prima inchiesta, attraverso la quale portò alla luce tutti i sistemi illegali e l’abuso di alcune case popolari.
Un’inchiesta che, sicuramente, ha dato “fastidio” alla mafia siciliana, che ha voluto vendicarsi in vari modi.
Era il 2013 quando gli arrivarono le prime minacce attraverso, la maggior parte delle volte, telefonate anonime e danneggiamenti alla sua autovettura. Poi la mafia alzò il tiro, arrivando addirittura ad una aggressione fisica, con le cui conseguenze ancora convive: ha dei seri problemi alla spalla.
Si è deciso di assegnargli, dunque, la scorta, ma nonostante la presenza costante di diversi poliziotti, la mafia aveva deciso di farlo saltare in aria. L’attentato fu sventato solo grazie ad alcune intercettazioni della polizia. Con la scorta, chiaramente, è cambiato radicalmente la sua vita.
Paolo definisce la propria vita con la scorta come “un inferno”, poiché compromette la libertà fisica. Ma Paolo Borrometi rimarca come sia riuscito a preservare la propria libertà di parola e di pensiero. Può ancora fare il proprio dovere, scrivendo solo la verità. Ci conferma, però, che senza la scorta ora non sarebbe più in grado di fornire la propria testimonianza: senza la scorta, infatti, la mafia lo avrebbe sicuramente ammazzato.
Paolo Borrometi ci ha parlato anche del giornalismo italiano e della libertà degli operatori del mondo dell’informazione, che in molti casi è condizionato da fattori esterni.
Arriviamo, infine all’ ultima domanda: “ Cosa serve a uno studente per diventare un giornalista da grande?”
Lui ci confessa che essere un giornalista è molto difficile e bisogna affrontare molti problemi: un retribuzione bassa e tanto lavoro.
Però ci dice che l’unica cosa che ci occorre è tanta forza di volontà, determinazione e la capacità di sognare.
Conclude il suo discorso dicendo che la cosa fondamentale non è la realizzazione del sogno, quanto la lotta per realizzarlo e la soddisfazione, quando questo si avvera, ovviamente in seguito a tanto lavoro.
È stato davvero molto interessante questo incontro che mi ha fatto tanto riflettere. Ammiro davvero tanto il suo coraggio e la determinazione e la voglia di continuare a denunciare, nonostante tutto!
Marianna Dinoi
Scuola secondaria di primo grado
Istituto comprensivo “F. Prudenzano”