Pasquale Bruno: «Da bambino sognavo di essere attaccante»
L’altra … faccia della famiglia Bruno.
Dopo aver imparato ad apprezzare le qualità del tecnico biancoverde Gigi Bruno (al suo esordio in Eccellenza, sta guidando il Manduria in una stagione ricca di soddisfazioni, neppure lentamente messe in preventivo), ieri pomeriggio gli alunni del III Circolo Didattico di Manduria hanno conosciuto Pasquale Bruno, fratello di Gigi, calciatore di Lecce, Como, Juventus, Torino e Fiorentina in Italia, nonché Hearths in Scozia.
«Gigi? No, non mi chiede mai consigli» è stata la risposta di Pasquale Bruno ad una specifica domanda di un alunno del III Circolo Didattico di Manduria. «Anche perché, comunque, non conosco il campionato di Eccellenza e, quindi, non avrei la possibilità di aiutarlo».
Pasquale Bruno ha poi raccontato una serie di curiosità della sua lunga e importante carriera agonistica.
«Non sono nato da difensore» ha riferito ai ragazzi manduriani, molti dei quali tifosi biancoverdi. «Quando ero ragazzo giocavo da attaccante. Il mio primo “allenatore” è stato mio padre, che ancora oggi, all’età di quasi 70 anni, si diverte ad insegnare calcio ai ragazzini di San Donato. Nel Lecce, però, un tecnico mi cambiò di ruolo. Mi impostò da difensore. Col senno del poi, devo dire che, fortunatamente, ho incontrato un tecnico lungimirante. Forse, se fossi rimasto attaccante, non avrei fatto una carriera così importante».
L’ex difensore di Juventus e Torino ha poi ripercorso tutte le tappe più importanti della sua carriera.
«Nelle giovanili del Lecce ho avuto la fortuna di essere seguito da Attilio Adamo, un tecnico che scoprì e lanciò calciatori importanti come Causio e Brio. Ho esordito, col Lecce, in serie B quando avevo 17 anni. Il tecnico, in quella stagione, era Bruno Mazzia: fu quello che mi lanciò nel calcio che conta. Ricordo l’esordio: giocammo contro il Parma, squadra che era allenata da Cesare Maldini e che aveva in squadra Carlo Ancelotti».
Poi il trasferimento al Como.
«Non fu facile lasciare amici, famiglia e … fidanzata a Lecce, ad appena 21 anni. Ma volevo fare il calciatore professionista e, quindi, avevo messo in conto la possibilità di andare a giocare in altre città d’Italia. Vincemmo il campionato di serie B e l’anno successivo ho esordito in serie A. Ricordo che la prima partita in serie A, per me juventino convinto, fu proprio contro la squadra del cuore. In quella squadra giocavano Cabrini, Scirea, Platini, Paolo Rossi… A me fu affidato il compito di marcare Boniek. Arrivai così carico a quella partita che fui espulso…».
Inevitabile la domanda sul gol più importante.
«A Napoli, con la Juventus, in una gara di Coppa Uefa. Quello era il Napoli di Maradona. Vincemmo 2-0 ed io realizzai il primo gol».
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