Soltanto con un rigidissimo rispetto delle regole di comportamento potremo rallentare la galoppata del contagio
In queste ultime ore la tv ci ha fatto vedere assembramenti ovunque, folle di gente sui campi da sci, bambini e adulti nei parchi come se fosse agosto.
Comportamenti lontani anni luce da quelli che sono stati tenuti in Cina, come tutti abbiamo visto in tv, che al momento sembrano aver permesso di riportare sotto controllo la diffusione dell'infezione. Seguire le indicazioni che sono state date negli ultimi giorni non è un optional, è un preciso dovere. Per i nostri figli, per i nostri familiari, per i nostri amici, per noi stessi.
Di seguito cerchiamo di tradurre nella vita di tutti i giorni le indicazioni che ci vengono dall'Istituto Superiore di Sanità: per comprendere non solo cosa e come fare di fronte ai mille dubbi che ci assalgono, ma anche cosa non fare se vogliamo evitare di regalare al virus una passerella
1) Se volete bene ai vostri figli teneteli a casa
La chiusura delle scuole non è una vacanza. Tutti noi, che abbiamo figli, sappiamo quanto sia difficile tenerli in casa. Ma non possiamo fare diversamente. Lasciarli liberi di scorrazzare nei parchi, di girare in gruppi per strada, di giocare a calcio o basket sui campetti all'aperto o nel parco condominiale significa moltiplicare a dismisura la possibilità di contagio. Dobbiamo recuperare, e non è facile dopo anni percorsi in direzione contraria, il nostro essere genitori. Non siamo amici: siamo padri, siamo madri. E in queste situazioni di emergenza decidiamo noi. Senza discutere. Quindi ripeto: se vogliamo bene ai nostri figli teniamoli in casa.
2) Se volete bene ai vostri genitori e parenti anziani isolateli dal mondo
La cosa migliore che possiamo fare in questo momento è mettere i nostri anziani sotto una teca di cristallo. Se sono autosufficienti possono tranquillamente sopravvivere senza vederci. Molti di loro hanno passato 5 anni di guerra, altro che il coronavirus. Hanno bisogno della spesa o di farmaci? Lasciamoli sullo zerbino. Salutiamoli a distanza. Tempestiamoli di telefonate. Facciamogli sapere che ci siamo. Ma teniamoli isolati da tutto e da tutti. E, finita la bufera, potremo riabbracciarli più forte di prima.
3) Se un persona anziana ha bisogno di aiuto materiale
Se proprio non possiamo fare a meno di avere un contatto diretto con un anziano, perché richiede assistenza, battezziamo una persona, una sola, che abbia contatti diretti. Più persone che interagiscono con i nostri genitori o con i nostri nonni significano soltanto più possibilità di contagio. E se non stiamo bene, se abbiamo sintomi di qualsiasi tipo, evitiamo il contatto. Solo in questo caso cambiamo la persona “di sostegno”.
4) Non chiediamo ai nonni di accudire i nipoti
I nonni sono sempre stati il pronto intervento in caso di emergenza. Adesso dobbiamo restituire loro il favore. Dobbiamo dire no alla loro disponibilità infinita. Teniamoli lontani dai nipoti. Perché spesso i bambini e i ragazzi, pur avendo contratto la malattia, sono asintomatici. Sarà un inferno organizzarsi, ma dobbiamo farlo ad ogni costo.
5) Se abbiamo sintomi, vietato il pronto soccorso. Anche per non ammalarci
Andare al pronto soccorso è un atto sconsiderato, il modo migliore per diffondere il contagio. Ma, se abbiamo interpretato male i sintomi, è anche il modo migliore per essere contagiati visto che, in ospedale, è più facile incontrare soggetti capaci di trasmettere la malattia.
6) Come fare al lavoro, se proprio dobbiamo andarci
Non ci è stato impedito di andare a lavorare. Ma se possiamo lavorare da casa questa è la scelta più giusta. Se proprio dobbiamo andarci teniamo le distanze dagli altri, anche più di un metro. Non salutiamo stringendo la mano: non è maleducazione, è buon senso. Laviamoci spesso le mani. Sempre dopo aver toccato maniglie, tavoli, sedie. Non portiamo le mani al viso, mai. Non tocchiamoci occhi, naso e bocca. Evitiamo di convocare riunioni se possiamo sentirci al telefono o via mail. E se proprio la riunione è indispensabile, facciamola in spazi che consentano di stare ad “almeno” un metro dagli altri. Meglio se due.
7) Se incontriamo qualcuno che ha sintomi
Chiunque sia, teniamoci a distanza. Anche se è il nostro capo. Non dobbiamo avere vergogna di chiedere il rispetto delle distanze di sicurezza. Mai.
8) Come fare sui mezzi pubblici
Meglio non prenderli, se appena è possibile. Se proprio è indispensabile stiamo almeno a un metro dalle altre persone. Se non è possibile nemmeno questo, evitiamo di stare faccia a faccia: la nuca non respira.
9) Se abbiamo sintomi tappiamoci in casa
Inutile fare gli eroi. Se abbiamo tosse, febbre (dai 37.5 scatta l'allarme) congiuntivite o raffreddore stiamo a casa. Rivolgiamoci al nostro medico curante o chiamiamo i numeri di emergenza. No alle terapie fai da te. Per diventare medici ci voglio sei anni: ci sarà un motivo.
10) Se un soggetto positivo deve stare a casa
Creiamo una piccola “zona rossa”: una camera solo per il malato, da areare appena possibile. Non abbiamo una camera? Usiamo il salotto, insomma un'area il più possibile riservata. Se abbiamo un secondo bagno dedichiamolo in esclusiva al malato, lavandolo e disinfettandolo spesso. Se non abbiamo un secondo bagno lavaggio e disinfezione sono ancora più importanti. Fondamentale: non si mangia insieme. E in ogni i medici vi daranno tutte le indicazioni necessarie.
Seguiamo questo piccolo decalogo e avremo creato al virus molti problemi, esattamente come lui li sta creando a noi. Può sembrare incredibile ma così facendo lo ostacoleremo, lo limiteremo, lo uccideremo. Difficile seguire tutte le dieci regole? Sì. Impossibile? Assolutamente no.