«Si contano mascherine, occhiali e tute avendo attenzione a non sprecarli perchè serviranno nella bolgia della battaglia che sta per scatenarsi»
Ecco il post completo pubblicato ieri sera dal governatore Michele Emiliano, che prevede, per il futuro prossimo, giornate di “dura lotta” contro il virus.
«Ci stiamo preparando a sostenere l’attacco. C’è silenzio per le strade, esattamente come succede nelle città assediate dove tutti, uomini, donne, bambini vivono la tensione di alzare quanto più è possibile l’altezza e la robustezza delle difese. Stiamo preparandoci a sostenere il peso di migliaia di contagi sperando di non arrivare mai a questi numeri. Stiamo chiedendo a tutti di rimanere in casa per abbassare il numero dei contagiati e fa rabbia alle volte la stupidità di alcuni. I nostri ospedali hanno sospeso tutto ció che non è urgente e separano i percorsi tra i pazienti ordinari e e quelli sospetti di coronavirus. Si contano mascherine, occhiali e tute avendo attenzione a non sprecarli perchè serviranno nella bolgia della battaglia che sta per scatenarsi. Passo in rassegna continuamente le truppe, il loro equipaggiamento, ripeto tra me e me gli ordini che ho impartito e quelli che dovrò diramare nei prossimi giorni. Servono cannoni, che in questa guerra si chiamano ventilatori e monitor da rianimazione. Mi sembra sempre di averne troppo pochi. Li abbiamo commissionati alle fabbriche che li costruiscono e speriamo che ce li consegnino per tempo. L’ansia ci divora e speriamo che arrivino i nostri, i ventilatori che la Protezione Civile e il Ministero della Salute ci hanno promesso. Insieme possiamo farcela, anche se fa rabbia pensare al perchè in questi venti anni ci hanno impedito di assumere le migliaia di medici, infermieri e operatori sanitari che adesso finalmente stanno per arrivare in corsia. Fa rabbia pensare che abbiamo dovuto aspettare questo momento tragico per ottenere l’autorizzazione a far entrare in squadra i nostri giovani che non vedono l’ora di andare in prima linea. Insieme alla vecchia guardia dovranno resistere, resistere alla fatica, al contagio, allo stress. Sono gli stessi che abbiamo maltrattato e qualche volta picchiato in corsia e al pronto soccorso. E adesso, ironia della sorte, tutti si aggrappano a loro per cercare cura, attenzione, salvezza.
Il nemico sta per arrivare, si rivelerà all’improvviso, attraverso piccoli malesseri che non ci avevano prima mai speventato. Ma adesso basta qualche linea di febbre e un po’ di difficoltà respiratoria a preoccuparci.
Mi accorgo che tutti stanno facendo del proprio meglio e che la voglia di sconfiggere questo virus che ha inginocchiato il nostro soldato migliore, la Lombardia, è forte e determinata.
Non ci faremo sconfiggere. Combatteremo con tutte le nostre forze, uniti, con serietà e disciplina. Applicando le regole alla lettera.
Solo cosi possiamo farcela.
Immaginate come sarà bella la festa che faremo dopo la lotta, come sarà bello abbracciarsi, toccarsi, baciarsi, stringersi la mano, bere dalla stessa bottiglia.
Tutte cose che se vi becco a fare adesso potete solo immaginare cosa vi faccio.
Perchè vi voglio bene. Profondamente e teneramente. Come accadeva con i miei fratelli, la sera, quando ci mettevano il pigiama e ci mettevano vicini sotto le coperte rimboccate dai nostri genitori».