«Fare i test è molto utile, ma non ci sono né i laboratori né i tempi per farlo ai fini di uno screening di massa»
Sarebbero necessari almeno due anni per avere i risultati, nel caso in cui si decidesse di fare il tampone su larga scala nella popolazione per individuare le persone che hanno il virus senza avere i sintomi.
È la stima del virologo Francesco Broccolo, dell’università Bicocca di Milano e direttore del laboratorio Cerba di Milano. «Abbiamo fatto calcoli sulla potenza di fuoco dei laboratori, pubblici e privati, autorizzati a fare i test ed è emerso che per analizzare il 70% della popolazione servirebbero almeno due anni», ha rilevato. «Fare i test è molto utile, ma non ci sono né i laboratori né i tempi per farlo ai fini di uno screening di massa».
Secondo l’esperto «anche la letteratura scientifica sostiene che il test è un mezzo molto efficace in uno stadio precoce dell’epidemia, per limitare i piccoli focolai di infezione e tracciare i contagi, come ha dimostrato il caso di Vo', in Veneto». Inoltre il tampone è in grado di fotografare la situazione istantanea, ma un negativo oggi potrà essere positivo domani. Quindi lo screening di massa con il tampone non può avere rilievo proprio per i tempi lunghissimi di cui necessiterebbe. Si lavora intanto a un altro tipo di test: mentre il tampone è un test diretto, che riconosce la sequenza genetica del virus e individua il soggetto contagioso, ci si sta preparando a eseguire un test indiretto, che cerca nel sangue gli anticorpi specifici contro il SarsCoV2.
«Tuttavia il test anticorpale valuta la presenza di anticorpi e quindi la resistenza al contagio. Ha utilità molto importanti che però non rispondono alla finalità di isolare i soggetti infettivi», ha osservato. «Attualmente la Regione Lombardia ci chiede aiuto per i tamponi, auspico una collaborazione anche per questo test e ci mettiamo a disposizione del pubblico.
Del test per la ricerca degli anticorpi esistono molte versioni fai-da-te che offrono una risposta qualitativa e non quantitativa e la cui affidabilità» ha concluso Broccolo, «è ad oggi ancora molto dubbia come scritto in una recentissima nota del Ministero della Sanità».