L’incontro con le rappresentanti dell’associazione di Manduria “Cicatrici”
La gravità del fenomeno dell’infibulazione femminile ha spinto il gruppo del laboratorio di giornalismo dell’istituto comprensivo “Francesco Prudenzano” ad approfondire questo tema. Abbiamo ospitato le rappresentanti dell’associazione “Cicatrici” di Manduria e raccolto informazioni su questa orrenda pratica.
Prima di tutto andiamo a conoscere meglio quest’associazione: “Cicatrici” è nata a Manduria il 17 gennaio 2019 con lo scopo di creare un evento avente come oggetto quello della violenza sulle donne. È un gruppo composto da sette donne, ognuna occupata in un campo specifico. La presidente Valentina Palumbo, accompagnata da altre due operatrici dell’associazione (Maria Buccolieri e Pina Russo), ci ha illustrato nel miglior modo possibile la pesante tematica delle mutilazioni femminili, eseguite prevalentemente in Africa dalle popolazioni islamiche.
Quest’atrocità non ha fondamenta religiose (nel Corano non vi è niente in riferimento a ciò) o nella medicina. È una pratica radicata nella cultura e che costituisce la normalità per questi popoli. Viene eseguita nella maggior parte dei casi in età adolescenziale, tra gli otto e i quattordici anni, ma in alcuni Paesi si preferisce farla alle neonate in modo da non causargli traumi che durerebbero per tutta la vita.
L’infibulazione è praticata da donne senza alcun titolo, in luoghi domestici, senza anestesia e senza precauzioni sanitarie. Alla base di questa pratica vi è il pensiero maschilista, che discrimina e considera senza dignità reale le donne non infibulate, escludendole dalla propria comunità. È un’operazione che lascia profondi segni per tutta la vita e che porta infezioni, dolori atroci, difficoltà nel partorire e nell’avere rapporti sessuali con il proprio compagno.
I problemi non sono solo fisici ma incombono anche sulla psiche, come dal racconto di molte donne che sostengono di non essersi più riprese per l’atrocità del dolore provocato. Ci è stato ribadito molte volte che i genitori che approvano questa pratica non sono cattivi, bensì vogliono solo il “bene” delle figlie, perché siano accettate dalla comunità e perché si sposino.
Questa mentalità continua anche se la famiglia lascia la terra d’origine, raggirando la legge che va contro questa pratica. L’UNICEF riferisce che in Italia vi sono centottantamila bambine a rischio. Non pensiate che questo fenomeno sia lontano da noi. Nel caso della Puglia, regione in cui siamo residenti, all’ospedaletto di Bari sono stati registrati tre casi di bambine infibulate. Ovviamente si parla di soli tre scoperti, ma chissà quante bambine sono state sottoposte a questa pratica illegalmente e che, da grandi, lo faranno fare anche alle proprie figlie.
Alice Massafra
Scuola secondaria di primo grado
Istituto comprensivo “Francesco Prudenzano”