Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni ad alta voce dell’ex attaccante del Manduria
Mi manca giocare a calcio. Mi manca la partita di calcetto con gli amici. Ormai a me resta quella.
Mi manca il profumo dell'erba. Persino il cattivo odore della maglietta sudata.
Mi manca il gol di collo, quello al volo, quello di testa. Quello di sinistro no. Il sinistro lo uso solo per salire le scale.
Mi manca il ritiro presto il sabato sera. La cena con il risotto e il petto di pollo.
Mi manca il pranzo della domenica alle 11.45 con i rigatoni al sugo, il crudo e grana e la crostata di frutta.
Mi manca la tensione nel vedere il mister leggere la formazione. Ci sarò? Non ci sarò?
Mi manca “il signore vale per tutti…” dell’arbitro.
Mi manca l'urlo di gruppo prima del calcio di inizio.
Mi manca l'arbitro, quello educato, diligente, preparato e responsabile. Non mi manca quello sbruffoncello che neppure mi guarda quando gli parlo.
Mi manca l'abbraccio dei miei compagni dopo un gol e le loro parolacce un minuto dopo per un passaggio sbagliato.
Mi manca il mister che si incazza perché ho sbagliato la diagonale, la marcatura o, peggio, un gol a porta vuota.
Mi manca l’assist e la felicità per aver fatto far gol ad un compagno di squadra.
Mi manca il “vaffa” dei tifosi avversari. Un po' meno quello dei miei.
Mi mancano i cori degli Ultras irriducibili.
Mi manca il mio portiere, che poi è sempre quello più pazzo di tutti.
Mi mancano le polemiche per il rigore dato e per quello non dato.
Mi manca il commento del giornalista il lunedì sul quotidiano, la gazzetta o sul sito specializzato.
Mi mancano gli scherzi al magazziniere.
Mi manca togliere la terra da sotto i tacchetti.
Mi manca la sfida in allenamento a chi prende la traversa. E quella a chi segna da calcio d'angolo.
Mi manca il prof con il suo fischietto, le ripetute, il fartlek ed i gradoni.
Mi manca l'11 contro 0 del mister, la sua lavagna, i suoi appunti, i suoi schemi.
Mi manca il presidente ed il dirigente che spendono soldi per farmi divertire.
Mi manca la doccia (anche fredda) con i miei compagni di squadra.
Mi manca l'entrataccia del difensore macellaio...che poi alla fine è un bravo ragazzo.
Mi manca la gioia per la vittoria ed in qualche nostalgico momento addirittura l'amarezza per una sconfitta, che nella vita serve sempre.
Mi manca il minaccioso "ti aspetto al ritorno…".
Mi manca persino il presidente che "vi pago solo se domenica vincete".
Mi mancano le ginocchia sbucciate per il campo di terra.
Mi mancano le casacche gialle, arancio o blu anche se poi son quasi sempre puzzolenti.
Mi manca la scivolata sotto la pioggia.
Mi manca il tunnel, la rabona e la sforbiciata.
Mi mancano il “torello” e le flessioni di chi non la becca mai.
Mi manca la trattativa col direttore sportivo.
Mi manca la punizione all’incrocio del numero dieci.
Mi manca il "se non ci pagano entro giovedì, non ci alleniamo".
Mi manca l'amico che mi chiede l'accredito per non pagare il biglietto.
Mi manca mia moglie che si lamenta per l’odore nauseabondo del borsone con la roba sporca.
Mi manca meno vedere le partite in tv.
E poi c’è qualcosa che non mi manca affatto.
Non mi manca quello che all’ultimo non viene e ci lascia in nove al calcetto.
Non mi manca quel codardo che picchia sbucando da una porta nel tunnel degli spogliatoi.
Non mi manca quello che firma assegni “cabriolet” e che ogni martedì dice “non ti preoccupare…sto aspettando il bonifico dallo sponsor”.
Non mi manca quel giudice sportivo col panciotto che gode nel confermare le squalifiche ingiuste e condanna, condanna, condanna...
Non mi manca l'under che deve giocare perché ha 18 anni e non perché è forte.
Non mi manca il politicante del pallone che dice sì a tutti per garantirsi l’ennesima rielezione.
Mi manca il pallone, anche se poi è sempre troppo gonfio o troppo sgonfio.
...Mi manca e non mi manca. Proprio come quando a tre anni facevo la raccolta delle figurine Panini. Quando avevo tre anni. E’ proprio da allora che io amo il calcio!
Il calcio è vita. Appena sarà possibile, ridateci la palla.
Giulio Destratis