Tra le pieghe della memoria
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Leggendo “L’ULTIMO CONTADINO”, (Centro Culturale GS-Giulia Selvaggi, gennaio 2010), di Calogero Catania, scrittore e poeta siciliano di ottime capacità letterarie, non si può fare a meno di collegare questo lungo racconto autobiografico alla ricerca della ‘memoria’ perduta, ad una parola contenuta nell’Alfabeto di “OCCHIO DI CAPRA”, il libro che Leonardo Sciascia pubblicò nel 1989 come introduzione alla civiltà siciliana attraverso il suo fondo “più ricco e misterioso”, ‘la lingua’.
La parola in questione è “Narisi”, ovvero gli abitanti di Naro, grosso comune in provincia di Agrigento, il paese natale di Calogero Catania.
In poco più di una pagina e mezza, Leonardo Sciascia, servendosi della sua consueta abilità affabulatoria, ‘sbozzava’ la quintessenza di Naro, in attesa, forse, che qualcuno in seguito potesse dare corpo e sostanza a questa “forma preparatoria”. Ebbene, questo ‘qualcuno’ è Calogero Catania che nel suo “L’ULTIMO CONTADINO” bellissima rievocazione di una cultura popolare tanto piena di fascino quanto irrimediabilmente ormai perduta, tiene costantemente sullo sfondo Naro, elevando il paese e i suoi abitanti ad un microcosmo mitologico che ben rappresenta la sintesi antropologica della civiltà contadina meridionale. Arricchito di splendidi brani in dialetto ‘narese’, “LULTIMO CONTADINO”, in una quarantina di capitoletti, ci trasporta favolisticamente in un tempo ed in una esperienza che rimarcano nettamente le differenze con i connotati del nostro ‘oggi’ contemporaneo e quotidiano: un grande ‘insegnamento’ di notevole valore pedagogico.
Costanzo Antermite
(Critico cinematografico)